Grazie al bellissimo progetto di Radio
Meyooo, ho conosciuto Jappo, Sinologone (!!) di ABCina.it, blog che da tempo frequento perché
in grado di donare divertenti quanto articolati resoconti ed esperienze sulla
vita di stranieri e cinesi qui in Cina. Lo scorso weekend, Jappo è venuto a
Shanghai e non ho potuto resistere dal chiedergli di fare una puntata assieme
per la radio, nonché creare il post di questa settimana per il blog. A lui ho
demandato la scelta del tema: la famiglia cinese, con le sue caratteristiche,
la sua storia, i fatti divertenti e soprattutto il lignaggio.
Caratteristiche
Famiglia, in cinese, si dice “jia” 家 , già di per sé un carattere molto interessante perché il significato è
maiali
sotto un tetto. Quando circa 3000 anni fa i cinesi hanno cominciato a
scrivere i caratteri sui gusci di tartaruga, il termine “jia” era disegnato
come un tetto con dentro uno o più maiali. Questo perché, sempre 3000 anni fa,
i cinesi probabilmente avevano già cominciato ad addomesticare gli animali i
quali vivevano in casa con gli uomini.
La famiglia cinese, tradizionalmente, è una famiglia patrilinea e
patriarcale: patrilinea perché la discendenza è calcolata considerando
solamente gli uomini e patriarcale perché la famiglia è una struttura
gerarchica alla cui cima siede un uomo che è solitamente l’uomo più anziano,
responsabile del corretto funzionamento della casa. La famiglia cinese,
inoltre, prevede che le donne escano dalla casa una volta sposate ed entrino a
far parte della famiglia del marito. Questo significa, all’opposto, che delle
donne “estranee” entrino all’interno del gruppo famigliare attraverso il
matrimonio con uno degli uomini che vi appartengono. La famiglia, quindi,
include sia persone con antenati comuni sia persone che entrano nel gruppo
attraverso il matrimonio. Ho usato la parola “gruppo” perché è importante
capire l’assoluta rilevanza delle relazioni famigliari nella gestione di
risorse e contatti: il gruppo famigliare si aiuta vicendevolmente e utilizza
risorse alle quali gli estranei non possono accedere. Tali risorse sono anche
economiche: gli introiti della famiglia vengono accumulati e ridistribuiti
sotto supervisione del capofamiglia. Infine, la famiglia cinese è estesa,
comprende il capofamiglia e sua moglie, tutti i figli e le loro mogli, i nipoti
e le loro mogli e tutti i figli di quest’ultimi.
Lignaggio e nomi
L’estensione della famiglia è la causa primaria della complessità
lessicale dei gradi di parentela. La famiglia cinese, infatti, dona ad ogni
grado parentale un nome preciso e specifico. Ad esempio, nonno/a, in italiano,
si riferisce sia ai nonni paterni che a quelli materni. In cinese si hanno
invece quattro nomi differenti e lo stesso vale per zii, cugini, cognati, nuore
ecc ecc. Un bellissimo video
è uscito anni fa spiegando questo complesso sistema parentale e lessicale, ma
devo dire che anche le sottostanti figure fornite da Jappo hanno svolto la loro
funzione.
La tabella del sinologo infame, incomprensibile |
La tabella coi disegnini, come se così fosse chiaro |
La tabella con traduzione per capirci qualcosa di più |
Come si può notare, nonno paterno si dice “yeye”, nonna paterna “nainai”,
nonno materno “waigong” e nonna materna “waipo”. Anche i fratelli hanno nomi
diversi: il fratello maggiore è il “gege”, mentre quello minore è il “didi”; la
sorella maggiore è una “jiejie”, la sorella minore è “meimei”. E così via,
differenziando nuore e cognati, cugini e cugine in un delirio indescrivibile di
nomi, posizioni, diritti e doveri.
Gli outsiders
Nasce spontaneo chiedersi che ruolo abbiano tutti coloro che non hanno
una famiglia perché persa, perché ci si ordina o per qualsiasi altro motivo.
Abbiamo già parlato in questo
post come sia difficile per i cinesi collocare socialmente coloro che non
hanno famiglia e figli: in generale, queste persone vengono viste con sospetto,
compassione e disprezzo. Secondo gli storici,
in tempi antichi era impossibile per queste persone ricoprire ruoli importanti
socialmente ed economicamente: si trattava quindi di persone poste sempre ai
margini della società, tra cui figuravano principalmente senza tetto, mercenari
e prostitute. Un’altra categoria di persone senza legami famigliari sono i
monaci e le monache dei templi. Infatti, quando una persona decide di
ordinarsi, abbandona la famiglia originale per entrare a fare parte della
comunità del tempio attraverso un voto. I templi meritano una menzione anche
per essere diventati la dimora di tutti coloro che non si riuscivano a sposare,
delle donne abbandonate o divorziate, di malati, storpi e mutilati e dei
bambini senza famiglia o abbandonati. I templi svolgono anche il ruolo sociale
di accogliere e offrire un riparo a tutte le altre persone escluse dal contesto
tradizionale della famiglia o semplicemente sprovviste di una famiglia. A
queste persone viene concesso dunque un posto all’interno degli edifici del
tempio e, attraverso una specifica cerimonia, prendono quello che si può
definire un “mezzo voto”: non si ordinano secondo la cerimonia vera e propria
ma possono comunque entrare a far parte della comunità del tempio aiutando i
monaci nelle faccende.
Il ruolo della donna
La parte che ovviamente più mi affascina di questo elaborato sistema è
comunque il ruolo della donna. Le figlie femmine sono in sostanza destinate a
uscire dalla casa natale per essere accolte e incluse nella casa del marito. Il
matrimonio è un matrimonio combinato, in cui le famiglie degli sposi si
consultano e decidono se il matrimonio “a da farsi” oppure no. La donna porta
una dote e la sua famiglia, in gratitudine dello “scambio”, riceve altri doni,
sia pecuniari sia di altro tipo. Sostanzialmente, quindi, la donna viene vista
dalla famiglia come un nuovo “operaio” da assumere per contribuire al buon
andamento della casa. L’importante, dal punto di vista economico, è che lavori
bene e tanto e si lamenti poco per il bene della sua nuova famiglia. Dopo aver
combinato il matrimonio, spesso con l’utilizzo di un intermediario, la sposa
viene condotta su una portantina insieme alla sua dote verso la casa del
marito: questo è il momento in cui la donna abbandona definitivamente la sua
famiglia per farci ritorno solo una volta all’anno in occasione del secondo
giorno del capodanno
cinese. Questo viaggio è così importante dal punto di vista sociale che la
portantina assume un valore culturale cruciale: solitamente in legno traforato
con decori floreali e naturalisti anche molto complessi e dotata di due
finestre con tendina ricamata ai lati, la portantina è uno degli oggetti su cui
artisti falegnami si prodigano nelle loro opere e, ancora oggi, molti pezzi di
raro splendore sono ancora visibili nei musei.
Comunque, una volta entrata nella famiglia del marito, alla donna è
richiesto di occuparsi delle faccende di casa, dei bambini e degli anziani
genitori del marito, secondo il buon costume della pietà filiale, un principio
molto importante e tuttora valido nella società cinese, che prevede che i figli
debbano sempre portare rispetto e riverenza ai genitori e ai membri anziani
della famiglia supportandoli anche economicamente nella vecchiaia. Una volta
accolta nella nuova famiglia, la donna poteva uscirne solo se divorziata. Il
divorzio, in tempi antichi, era più che altro un abbandono della donna dovuto
principalmente a sette motivi: è insubordinata verso i suoceri, non può avere
figli, è volgare e lasciva, è invidiosa (semina discordia nella famiglia), è
malata (di solite ci si riferisce alle malattie mentali), chiacchiera troppo
(svela segreti famigliari al di fuori del nucleo), ruba.
Poligamia e concubine
Un atro aspetto importante delle famiglie cinesi, soprattutto quelle
ricche, è la poligamia: l’uomo può decidere di prendere più di una moglie,
soprattutto se la prima non gli ha dato un figlio maschio e a patto che la
famiglia possa permetterselo. La prima moglie viene chiamata “qi” 妻, oggi “taitai” 太太, mentre le altre
donne, le concubine appunto, vengono chiamate “qie”妾, oggi “xiao
taitai”小太太 (letteralmente piccola moglie). Ovviamente i rapporti tra mogli e
concubine non sono dei migliori: si lotta per essere la preferita, per avere le
attenzioni del marito, per riuscire a generare il figlio migliore. Un film
davvero eccellente nel descrivere questi rapporti è “Lanterne Rosse” di
Zhang Yimou, in cui una giovane donna viene introdotte nella casa di un ricco
uomo benestante per essere la sua quarta moglie. Il film prosegue tra gli intrighi,
le vendette, le accuse delle donne che, abbandonate nella loro solitudine in
mezzo a sconosciuti, lottano per le attenzioni e l’amore del capofamiglia.
Ricordo che il testo di questo post è stato utilizzato per realizzare
la puntata “A Famigghia” su Radio Meyooo, disponibile al link www.spreaker.com/user/8356020/0108-cineserie-a-famigghia
o come Podcast su Ipodcast cercando “Radio Meyooo”.
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