domenica 24 aprile 2016

A famigghia

Grazie al bellissimo progetto di Radio Meyooo, ho conosciuto Jappo, Sinologone (!!) di ABCina.it, blog che da tempo frequento perché in grado di donare divertenti quanto articolati resoconti ed esperienze sulla vita di stranieri e cinesi qui in Cina. Lo scorso weekend, Jappo è venuto a Shanghai e non ho potuto resistere dal chiedergli di fare una puntata assieme per la radio, nonché creare il post di questa settimana per il blog. A lui ho demandato la scelta del tema: la famiglia cinese, con le sue caratteristiche, la sua storia, i fatti divertenti e soprattutto il lignaggio.

Caratteristiche

Famiglia, in cinese, si dice “jia” , già di per sé un carattere molto interessante perché il significato è maiali sotto un tetto. Quando circa 3000 anni fa i cinesi hanno cominciato a scrivere i caratteri sui gusci di tartaruga, il termine “jia” era disegnato come un tetto con dentro uno o più maiali. Questo perché, sempre 3000 anni fa, i cinesi probabilmente avevano già cominciato ad addomesticare gli animali i quali vivevano in casa con gli uomini.

La famiglia cinese, tradizionalmente, è una famiglia patrilinea e patriarcale: patrilinea perché la discendenza è calcolata considerando solamente gli uomini e patriarcale perché la famiglia è una struttura gerarchica alla cui cima siede un uomo che è solitamente l’uomo più anziano, responsabile del corretto funzionamento della casa. La famiglia cinese, inoltre, prevede che le donne escano dalla casa una volta sposate ed entrino a far parte della famiglia del marito. Questo significa, all’opposto, che delle donne “estranee” entrino all’interno del gruppo famigliare attraverso il matrimonio con uno degli uomini che vi appartengono. La famiglia, quindi, include sia persone con antenati comuni sia persone che entrano nel gruppo attraverso il matrimonio. Ho usato la parola “gruppo” perché è importante capire l’assoluta rilevanza delle relazioni famigliari nella gestione di risorse e contatti: il gruppo famigliare si aiuta vicendevolmente e utilizza risorse alle quali gli estranei non possono accedere. Tali risorse sono anche economiche: gli introiti della famiglia vengono accumulati e ridistribuiti sotto supervisione del capofamiglia. Infine, la famiglia cinese è estesa, comprende il capofamiglia e sua moglie, tutti i figli e le loro mogli, i nipoti e le loro mogli e tutti i figli di quest’ultimi.

Lignaggio e nomi

L’estensione della famiglia è la causa primaria della complessità lessicale dei gradi di parentela. La famiglia cinese, infatti, dona ad ogni grado parentale un nome preciso e specifico. Ad esempio, nonno/a, in italiano, si riferisce sia ai nonni paterni che a quelli materni. In cinese si hanno invece quattro nomi differenti e lo stesso vale per zii, cugini, cognati, nuore ecc ecc. Un bellissimo video è uscito anni fa spiegando questo complesso sistema parentale e lessicale, ma devo dire che anche le sottostanti figure fornite da Jappo hanno svolto la loro funzione.

La tabella del sinologo infame, incomprensibile
La tabella coi disegnini, come se così fosse chiaro
La tabella con traduzione per capirci qualcosa di più
Come si può notare, nonno paterno si dice “yeye”, nonna paterna “nainai”, nonno materno “waigong” e nonna materna “waipo”. Anche i fratelli hanno nomi diversi: il fratello maggiore è il “gege”, mentre quello minore è il “didi”; la sorella maggiore è una “jiejie”, la sorella minore è “meimei”. E così via, differenziando nuore e cognati, cugini e cugine in un delirio indescrivibile di nomi, posizioni, diritti e doveri.

Gli outsiders

Nasce spontaneo chiedersi che ruolo abbiano tutti coloro che non hanno una famiglia perché persa, perché ci si ordina o per qualsiasi altro motivo. Abbiamo già parlato in questo post come sia difficile per i cinesi collocare socialmente coloro che non hanno famiglia e figli: in generale, queste persone vengono viste con sospetto, compassione e disprezzo. Secondo gli storici, in tempi antichi era impossibile per queste persone ricoprire ruoli importanti socialmente ed economicamente: si trattava quindi di persone poste sempre ai margini della società, tra cui figuravano principalmente senza tetto, mercenari e prostitute. Un’altra categoria di persone senza legami famigliari sono i monaci e le monache dei templi. Infatti, quando una persona decide di ordinarsi, abbandona la famiglia originale per entrare a fare parte della comunità del tempio attraverso un voto. I templi meritano una menzione anche per essere diventati la dimora di tutti coloro che non si riuscivano a sposare, delle donne abbandonate o divorziate, di malati, storpi e mutilati e dei bambini senza famiglia o abbandonati. I templi svolgono anche il ruolo sociale di accogliere e offrire un riparo a tutte le altre persone escluse dal contesto tradizionale della famiglia o semplicemente sprovviste di una famiglia. A queste persone viene concesso dunque un posto all’interno degli edifici del tempio e, attraverso una specifica cerimonia, prendono quello che si può definire un “mezzo voto”: non si ordinano secondo la cerimonia vera e propria ma possono comunque entrare a far parte della comunità del tempio aiutando i monaci nelle faccende. 

Il ruolo della donna

La parte che ovviamente più mi affascina di questo elaborato sistema è comunque il ruolo della donna. Le figlie femmine sono in sostanza destinate a uscire dalla casa natale per essere accolte e incluse nella casa del marito. Il matrimonio è un matrimonio combinato, in cui le famiglie degli sposi si consultano e decidono se il matrimonio “a da farsi” oppure no. La donna porta una dote e la sua famiglia, in gratitudine dello “scambio”, riceve altri doni, sia pecuniari sia di altro tipo. Sostanzialmente, quindi, la donna viene vista dalla famiglia come un nuovo “operaio” da assumere per contribuire al buon andamento della casa. L’importante, dal punto di vista economico, è che lavori bene e tanto e si lamenti poco per il bene della sua nuova famiglia. Dopo aver combinato il matrimonio, spesso con l’utilizzo di un intermediario, la sposa viene condotta su una portantina insieme alla sua dote verso la casa del marito: questo è il momento in cui la donna abbandona definitivamente la sua famiglia per farci ritorno solo una volta all’anno in occasione del secondo giorno del capodanno cinese. Questo viaggio è così importante dal punto di vista sociale che la portantina assume un valore culturale cruciale: solitamente in legno traforato con decori floreali e naturalisti anche molto complessi e dotata di due finestre con tendina ricamata ai lati, la portantina è uno degli oggetti su cui artisti falegnami si prodigano nelle loro opere e, ancora oggi, molti pezzi di raro splendore sono ancora visibili nei musei.

Comunque, una volta entrata nella famiglia del marito, alla donna è richiesto di occuparsi delle faccende di casa, dei bambini e degli anziani genitori del marito, secondo il buon costume della pietà filiale, un principio molto importante e tuttora valido nella società cinese, che prevede che i figli debbano sempre portare rispetto e riverenza ai genitori e ai membri anziani della famiglia supportandoli anche economicamente nella vecchiaia. Una volta accolta nella nuova famiglia, la donna poteva uscirne solo se divorziata. Il divorzio, in tempi antichi, era più che altro un abbandono della donna dovuto principalmente a sette motivi: è insubordinata verso i suoceri, non può avere figli, è volgare e lasciva, è invidiosa (semina discordia nella famiglia), è malata (di solite ci si riferisce alle malattie mentali), chiacchiera troppo (svela segreti famigliari al di fuori del nucleo), ruba.

Poligamia e concubine

Un atro aspetto importante delle famiglie cinesi, soprattutto quelle ricche, è la poligamia: l’uomo può decidere di prendere più di una moglie, soprattutto se la prima non gli ha dato un figlio maschio e a patto che la famiglia possa permetterselo. La prima moglie viene chiamata “qi” , oggi “taitai” 太太, mentre le altre donne, le concubine appunto, vengono chiamate “qie”, oggi “xiao taitai”小太太 (letteralmente piccola moglie). Ovviamente i rapporti tra mogli e concubine non sono dei migliori: si lotta per essere la preferita, per avere le attenzioni del marito, per riuscire a generare il figlio migliore. Un film davvero eccellente nel descrivere questi rapporti è “Lanterne Rosse” di Zhang Yimou, in cui una giovane donna viene introdotte nella casa di un ricco uomo benestante per essere la sua quarta moglie. Il film prosegue tra gli intrighi, le vendette, le accuse delle donne che, abbandonate nella loro solitudine in mezzo a sconosciuti, lottano per le attenzioni e l’amore del capofamiglia.


Ricordo che il testo di questo post è stato utilizzato per realizzare la puntata “A Famigghia” su Radio Meyooo, disponibile al link www.spreaker.com/user/8356020/0108-cineserie-a-famigghia o come Podcast su Ipodcast cercando “Radio Meyooo”. 

martedì 5 aprile 2016

Il mio primo matrimonio cinese

Ebbene sì, finalmente ce l’ho fatta, ho partecipato per la prima volta a un matrimonio cinese. Un vecchio compagno di studi italiano ha deciso di coronare il suo sogno d’amore con una ragazza cinese e…eccomi invitata al matrimonio. So che si è gia parlato di matrimonio in questo post, ma questo testo vuole essere più dettagliato e anche portare esperienze di prima mano. Lo scopo è proprio quello di raccontare come si svolge un matrimonio in Cina, prendendo in considerazione non solamente la cerimonia in sé, ma ogni singolo aspetto del processo di unione e far emergere la differenza culturale tra quello che facciamo noi in Italia e quello che succede invece in Cina.

Quando in Italia si decide di sposarsi, dopo aver reso nota la loro volontà che di solito viene pubblicata negli albi del municipio (e della chiesa, in caso di rito religioso), i futuri sposi decidono una data per la celebrazione. La celebrazione del matrimonio è infatti, solitamente, l’unico momento importante. Che il matrimonio avvenga in municipio o in comune, si decide una data e in quella data si celebra il rito che avrà poi valore legale.  

Quando in Cina si decide di sposarsi, avvengono sostanzialmente tre passaggi: le carte burocratiche, l’album fotografico e la cerimonia o, per meglio dire, banchetto. Il banchetto è decisamente l’ultimo di questi tre passaggi mentre album e carte burocratiche possono avere l’ordine preferito dalla coppia.
Per capire meglio alcuni di questi passaggi, ho chiesto aiuto a Jappo di ABCina.it, già grande collaboratore di Divano Meyooo su Radio Meyooo, dato che io non sono sposata e tanto meno penso di sposarmi un cinese (non me ne vogliano, eh…). Gli ho posto una serie di domande perché sapevo bene dal suo resoconto che aveva dovuto superare svariate peripezie prima di riuscire a sposarsi in Cina con la sua compagna cinese.

Innanzitutto gli ho chiesto quale dei tre passaggi sopra menzionati hanno deciso di intraprendere per primo e mi è stato confermato che, proprio come dicono le statistiche, l’album con le foto del matrimonio rimane parte essenziale e prima priorità delle coppiette cinesi. In Cina l’album matrimoniale viene creato in precedenza alla cerimonia, non come in Italia dove viene creato il giorno stesso del matrimonio. Inoltre, contiene solamente le foto dei due sposi e non della cerimonia stessa e le suddette foto vengono solitamente mostrate durante l’evento.

Jappo mi ha inoltre confermato che dalla decisione di sposarsi alla firma delle carte burocratiche sono passati svariati mesi perché i cinesi si possono sposare (dal punto di vista legale) solamente nella città dove hanno il loro hukou, ovvero la sua residenza. Quindi, bisogna programmare bene i propri passi: le carte non possono essere firmate se non nella città, cittadina, paese, villaggio, grotta in cui essi risiedono. Ho chiesto conferma agli amici cinesi: nel caso in cui i coniugi abbiano due diversi hukou, recarsi in una sola delle due città è sufficiente per legalizzare il matrimonio.

Ma cosa bisogna fare per firmare queste carte? E qui arriva il bello! Per sposarsi, i cinesi hanno solitamente bisogno di carta d’identità e certificato di residenza. Ma non è così semplice per gli amici stranieri. Jappo mi ha confermato che gli italiani che sposano un cittadino cinese devono avere il passaporto e un nullaosta che afferma di essere “liberi” da ogni altro vincolo matrimoniale, ovviamente tradotto da un organo certificato che asseveri la traduzione. Il nullaosta può essere facilmente ottenuto dall’ufficio consolare di riferimento ma solo se si è iscritti AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero). Altrimenti, bisogna contattare il proprio comune di residenza in Italia che deve rilasciare un certificato multiplo di cittadinanza, residenza e stato di famiglia, il quale deve poi essere tradotto da un ufficio certificato e infine portato al consolato di riferimento per far sì che possa rilasciare il nullaosta. Una volta ottenuto questo nullaosta, bisogna scattare insieme al proprio compagno/a una foto in cui si appare entrambi su uno sfondo rigorosamente rosso per essere apposta sul libretto del matrimonio. Già, perché ai cinesi piacciono i libretti e quindi, quando ti sposi, viene consegnato un “libretto di matrimonio” a entrambi i coniugi con la loro foto e le altre informazioni.

Voi pensate sia finita? Sbagliatissimo! Qui entra in gioco la fantastica burocrazia cinese che Jappo racconta per filo e per segno. Con tutti i documenti, bisogna recarsi all’ufficio preposto ai matrimoni nel paese di residenza del compagno/a. Nella maggior parte dei casi, se si sposa uno straniero, l’ufficio è differente perché, si sa, gli stranieri sono diversi, mica cinesi. Nel frattempo, per la legge di Murphy, si scopre che di sicuro manca qualche altro documento tradotto, certificato e firmato dal notaio, come anche noi italiani sappiamo bene conoscendo la nostra amata burocrazia. Arrivati si prende il numerino, si fa la fila e, arrivato il proprio turno, si sottopongono al vaglio tutti i documenti. Andranno bene? Ovviamente no! La foto non sarà della misura giusta, lo sfondo della tonalità rosso che piace al funzionario di turno quel giorno e il sorriso sarà troppo pronunciato per apparire su un documento ufficiale. Quindi dovrà essere rifatta (pagando, chiaramente, nello studio fotografico che guarda caso si trova proprio di fianco o all’interno dell’ufficio dei matrimoni…che coincidenza!). Forse, dopo la foto si è sposati, ma per ora solamente in Cina! Rendere valido il proprio matrimonio anche in Italia richiede il reperimento di altri documenti della parte cinese, tra cui il certificato di nascita che non tutti i cinesi hanno (ehi, la Cina dopo tutto è un paese in via di sviluppo, vent’anni fa non c’era nulla!) che devono poi essere autenticati sempre dai soliti uffici preposti ma solamente nell’area competente la città di residenza del vostro compagno/a. Mi spiego: se, come nel caso di Jappo, la moglie ha la residenza a Nanning, non potete farvi tradurre e asseverare il documento a Pechino, ma le varie pratiche devono essere fatte presso il consolato italiano di Guangzhou, competente dell’area di Nanning. Poi, verranno invece trasferite al consolato dell’area dove si risiede.

Tutto molto romantico, insomma: burocrazia, notai, traduzioni asseverate, numeri e file di attesa. Che voglia di sposarsi…

Passiamo invece alla mia cerimonia. Si è tenuta di sabato pomeriggio in un parco nella periferia di Shanghai dove si può affittare una sala per tenere il banchetto. All’entrata vi era un grande pannello azzurro Tiffany e bianco con le iniziali degli sposi e la data del matrimonio…peccato che avessero messo la data del 2015 e non del 2016 (non appena gli sposi si sono accorti di questo “errorino”, gli organizzatori hanno provveduto a oscurare la gaffe con dei fiori finti, that’s China!). Ma io ho scattato la foto ben prima, eheh…

Ops...data sbagliata...
L’evento si è svolto in due momenti: la cerimonia e il banchetto. La cerimonia si è tenuta all’aperto nel parco, dove avevano allestito un mini-gazebo con decori dello stesso azzurro Tiffany e paiettes argentate, unitamente a un tappeto azzurro, alcune sedie per gli invitati che partecipavano decorate con fiocchi e palloncini sempre bianchi e azzurri. E’ importante sapere che in Cina non vi è nessun ufficiale di stato civile (sindaco) o prete che svolge la cerimonia, bensì vi è un MC…un master of cerimony (chiaramente termine di origine americana, dato che solo a loro piace parlare con gli acronimi)! Questo MC, che può essere sia un amico/a che si presta sia una persona pagata apposta, ha lo scopo di presentare gli sposi, “sposare” la coppia (pronunciare le solite frasi “Vuoi tu tal dei tali sposare tal altra?”), intrattenere gli ospiti durante la cerimonia e presentare le varie attività della giornata. Una cerimonia quindi abbastanza comune, a cui seguono le canoniche foto post-cerimonia, ma spogliata del valore legale proprio per le carte di cui parlavo prima.

Due note di spirito:

1, per entrare nel parco e assistere alla cerimonia, ci hanno fatto passare attraverso la “casa” garage del custode, con tanto di letti, lavatrici, motorini, mutande e reggiseni stesi ad asciugare.

Il passaggio verso la cerimonia
2, finita la cerimonia, dovevamo attendere circa un’ora e mezza prima dell’inizio della cena. Essendo in un parco, propongo a un amico (che accetta) di fare un giro per il parco dove incrociamo delle montagne russe il cui biglietto costa solo 20 rmb (circa 2.74  euro). Quindi, vestiti da cerimonia, ci infiliamo sulle montagne russe cinesi e, in segno di apprezzamento, compriamo altri due biglietti per gli sposi: quando ti ricapita di fare un giro sulle montagne russe vestito da sposo/a??

Io e M. appena scesi dalle montagne russe!
Durante il nostro giro per il parco, tuttavia, hanno bloccato il passaggio attraverso la casa garage. Quindi cosa pensiamo bene di fare io e il mio amico per entrare nel banchetto? Passare dalla finestra naturalmente! La stessa finestra dalla quale, peraltro qualche minuto prima, facevano passare le sedie utilizzate durante la cerimonia all’aperto per essere riutilizzate durante il pasto.

La suddetta finestra
Rientrata al banchetto, mi ricompongo dopo aver scavalcato la finestra con gonna e tacchi e girovago per il banchetto non ancora iniziato e assisto alle “prove” del resto della cerimonia. In particolare, alla prova del taglio della torta. I genitori degli sposi e gli sposi stessi, a quanto pare, devono tagliare una torta di tre piani, partendo dal basso verso l’alto. Non conoscendone il motivo, sono così andata a cercare l’MC per chiederne spiegazioni ma il suddetto uomo era impegnato a mangiare prima del banchetto, quando poi lui avrebbe dovuto fare il presentatore e noi mangiare.

Torno quindi al mio tavolo “laowai” (perché ovviamente gli stranieri non possono sedersi al tavolo coi cinesi, quindi è stato adibito un tavolo apposito per gli stranieri) senza le volute risposte, mi risiedo a godermi il resto del banchetto tra chiacchiere, baijiu e sigarette Zhonghua.

Huangjiu e sigarette cinesi Zhonghua
Dopo un po’, mi si avvicina un cinese che, in inglese, mi chiede: “What’s you problem with the cake?”. Panico: oddio, che problema ho con la torta?? No, non ho nessun problema con la torta, io!! Rifletto un poco e poi mi accorgo di avere davanti l’MC il quale, con il povero inglese che parla, mi chiede quali sono i miei problemi con la torta, non le mie domande sul taglio della torta (Problema e domanda, in cinese, si pronunciano e scrivono allo stesso modo: wenti. Il che la dice lunga su quello che i cinesi pensano riguardo al porre domande. Domande uguale problemi). L’MC mi spiega che il taglio della torta deve essere fatto dai due papà nello strato più basso, le due mamme nello strato di mezzo e infine dai due sposi nello strato più alto, a simboleggiare prosperità, unità e felicità della famiglia. E per tutto ciò, bisogna assolutamente fare le prove.

Nel frattempo gli sposi si sono cambiati d’abito e, sempre a proposito di tradizioni cinesi, con mia grande commozione, ho avuto la possibilità di vedere dal vivo la cerimonia del tè durante il matrimonio. I due sposi, entrambi con una tazza di tè in mano, le offrono ai genitori dello sposo che devono quindi bere il contenuto. Lo stesso avviene poi con i genitori della sposa.

La tazzina della cerimonia del tè con il carattere della doppia felicità, tipico dei matrimoni cinesi
La cerimonia del tè è anche il momento per lo scambio di regali e segni di rispetto e gratitudine. Tra questi, per quanto riguarda il regalo, il matrimonio cinese prevede soltanto hongbao, le famose buste rosse, contenenti soldi. Preparare la hongbao è un processo molto complicato e bisogna stare molti attenti a non commettere errori. Io, per non sbagliare, ho cominciato un mese prima! Innanzitutto, ho comprato una busta con un bel motivo lacustre con fiori e anatre e la scritta “Wedding” in inglese e “Bainianhaohe”, ovvero 100 anni di felicità, in cinese. Poi ho indagato le regole per definire quanti soldi mettere nella hongbao. Le regole in generale sono due: i numeri fortunati e il grado di relazione con gli sposi. Ora, sui numeri fortunati si è già detto molto in occasione del capodanno cinese: il numero deve essere sempre pari, mai dispari, e deve riprendere un numero porta fortuna, di solito 8, oppure deve essere un numero pari pieno come 100, 200, 500, ecc ecc. Per quanto riguarda il secondo criterio, invece, se si tratta di un amico non troppo stretto, non si superano di solito i 1000 rmb (137 euro circa), mentre se si tratta di un amico stretto si può arrivare anche tranquillamente a 10,000 rmb (1300 euro circa). Spesso, si usa mettere la stessa cifra ricevuta dal suddetto amico qualora tu ti sia già sposato. Per finire, l’ideale sarebbe scrivere chi dona la busta rossa all’interno della linguetta di chiusura oppure, come ho fatto io, inserire un ulteriore biglietto con data, auguri e firma. Io ho fatto anche gli auguri in doppia lingua!

La giornata continua con il resto della cerimonia. La sala è arredata con circa quindici tavoli da dieci persone, un palco ed una passerella centrale sulla quale sfilano gli sposi ogni volta con un vestito diverso. L’MC li presenta di nuovo e poi hanno inizio i vari discorsi: genitori, amici, datori di lavoro…chi più ne ha più ne metta. Da tener presente, naturalmente, che ognuno lo legge nella sua lingua e quindi ad almeno metà della sala non frega assolutamente nulla dato che non capisce, ammesso naturalmente che voglia capire, dato che nel frattempo è arrivato il cibo…

Concludo questo pezzo dando qualche nota di gusto sul banchetto. Durante un banchetto nuziale, solitamente, vengono servite dalle otto alle dodici portate che rispecchiano la ricchissima tradizione culinaria cinese: piatti a base di carne, zuppa di pesce, maiale arrostito o, nel nostro caso il maialino tipico della cucina di Shanghai, il maiale dongpo (strati di carne di maiale grassa e magra, marinati a lungo con vino, salsa di soia e altre spezie), aragosta con spaghetti alla crema e frutta fresca in gran quantità. Il tutto naturalmente irrorato di vino e baijiu. Con grande dispiacere, non è mai arrivata la torta…chissà chi se la sarà mangiata...

Il testo di questo post è stato utilizzato per realizzare la puntata "Quel matrimonio cinese" su Radio Meyooo, disponibile anche al link http://www.spreaker.com/user/8356020/0099-cineserie-quel-matrimonio-cinese e come Podcast su Ipodcast.