sabato 26 dicembre 2015

Consigli di lettura (e acquisto!) per le vacanze natalizie

Il Natale in Cina, si sa, non si festeggia. Si tratta solamente di un evento commerciale, quasi esotico per i cinesi, dai tratti anche consumisti. Appaiono le luminarie per la città, i mitici bicchieri natalizi di Starbucks gran giubilo delle mie colleghe, installazioni natalizie tipo igloo, babbi natale, alberi di natale per i centri commerciali dove, a partire da fine novembre/inizio dicembre, sono iniziati i saldi della stagione invernale. Il trend odioso di quest’anno a Shanghai, come mi ha fatto notare il mio amico L., è stato il vin brulé: dappertutto non si parlava d’altro che di vin brulé, cinesi impazziti per il vin brulé, eventi di vin brulé, degustazioni di vin brulé: perché a Shanghai tutto diventa sempre cool.

Visto che le vacanze sono ormai arrivate, molte persone si stanno riposando in Italia o altrove, ho pensato sarebbe stato utile proporre qualche consiglio di lettura durante queste vacanze o di acquisto intanto che ci si trova all’estero. Si sa, infatti, che in Cina e’ abbastanza difficile accedere a un gran numero di pubblicazioni.


Romanzi:

Yu Hua, Il settimo giorno (the Seventh day)

Scrittore cinese contemporaneo, nato nel 1960 e diventato famoso come scrittore con il romanzo “Vivere” del 1993, ma tradotto in inglese solo nel 2003. Vivere racconta la storia del figlio di un ricco proprietario terriero che perde tutti i suoi possedimenti nel gioco d’azzardo e diventa così un mezzadro. Nel frattempo Mao vince la guerra civile e il romanzo racconta tutte le vicissitudini di Fu Gui dopo essere diventato un povero contadino in balia delle politiche maoiste. Mi piace Yu Hua perché ha la capacità di raccontare con un realismo tale da riuscire a catapultare il lettore nei periodi più anarchici dell’era maoista. Si tratta dunque di opere molto utili per tutti coloro che non conoscono nei minimi dettagli gli avvenimenti dell’epoca. Anche la sua opera successiva, Brothers, pubblicato in italiano da Feltrinelli e suddiviso in due diversi libri, uno intitolato “Brothers”, l’altro intitolato “Arricchirsi è glorioso”, racconta la storia di questi due fratellastri dall’era maoista ai giorni nostri, dove le vicende quotidiane e famigliari si intersecano con le vicende storiche dell’epoca. Un altro bel romanzo di facile lettura che, mescolando la storia privata dei due protagonisti con gli avvenimenti storici, riesce a raccontare un’epoca senza risultare noioso.
Quest’anno è uscita la traduzione in inglese del suo ultimo romanzo “Il Settimo giorno” (The Seventh Day) che rappresenta, ancora più degli altri, una critica sarcastica ed amara alla società cinese contemporanea. Racconta la storia post mortem di Yang Fei che si accorge di come le disuguaglianze tra ricchi e poveri cinesi continuano anche dopo essere morti, uno su tutti i servizi funerari VIP e chi non se li può permettere non ha diritto nemmeno ad essere sepolto.  
Giallo:
Qiu Xiaolong, La misteriosa morte della compagna Guan
La misteriosa morte della compagna Guan è un thriller scritto da Qiu Xiaolong, edito originariamente, in inglese, nel 2000 negli USA e nel 2002 in Italia. Narra la storia di un poliziotto che indaga sul ritrovamento del cadavere di una donna il cui omicida sembra essere il figlio di un alto capo del partito il quale si muove per depistare, sia segretamente che non, le indagini e rimuovere il poliziotto dal suo incarico. Il tutto riesce finché il poliziotto non usa la relazione con una sua vecchia fiamma, figlia di un alto commissario del Politburo di Pechino: grazie a lei riesce a portare il caso all’attenzione delle alte autorità cinesi, ricondurre il poliziotto alle indagini sul caso, smascherando il vero assassino e condannandolo.
Romanzo dalla storia poliziesca intrigante che riesce tuttavia a rappresentare anche quella parte di società cinese nella quale, al fianco della modernità, continuano a perdurare vecchie abitudini quali intrighi, relazioni (guanxi), abuso di potere dei politici e disuguaglianze.
Fantascienza:
Liu Qixin, The Three Body Problem
Primo asiatico vincitore del premio Hugo per i romanzi fantascientifici nell’agosto 2015, Liu Qixin ha vinto con il romanzo intitolato “The Three Body Problem” (il problema dei tre corpi), pubblicato in lingua inglese nel 2014 e non ancora tradotto in italiano. Si tratta del primo capitolo di una trilogia che prevede come seguiti “The Dark Forest”, pubblicato in inglese la scorsa estate, e “Dead End”, che uscirà invece a gennaio 2016. Ex ingegnere, Liu ha iniziato a scrivere romanzi fantascientifici nel 1999 ed è molto seguito dal pubblico cinese e non, soprattutto a seguito del premio conferitogli.
“The Three Body Problem” ha come sfondo la rivoluzione culturale, durante la quale un progetto militare segreto manda dei segnali nello spazio che vengono intercettati da una civiltà aliena sull’orlo del collasso. Gli alieni decidono così di invadere la terra, mentre sul nostro pianeta i vari governi dibattono e si organizzano su cosa sia meglio fare: accoglierli o combatterli?
Su Shanghai:
Zhou Weihui, Shanghai Baby
Un classico della letteratura cinese su Shanghai, “Shanghai Baby” è il primo romanzo di Zhou Weihui, giovane scrittrice di Ningbo, pubblicato nel 2000 e tradotto in italiano nel 2007 da Yuan Huaqing, che era tra l’altro mio professore di cinese all’università. Racconta la storia di Coco, una cinese di Shanghai aspirante scrittrice ma in realtà cameriera in un bar. Insieme alla sua storia privata con il fidanzato Tiantian, si intrecciano le storie di altre persone, tra cui Tiantian stesso, musicisti, pittori, general manager stranieri, prostitute e ereditiere, in un insieme tipicamente shanghainese di sesso, droga, feste, insoddisfazioni e vite perdute. Proprio per questi motivi, il romanzo era stato censurato in Cina ma si era diffuso invece sul mercato nero diventando un best-seller: al solito, di faccia non lo leggiamo, ma poi lo leggiamo di nascosto per sfogare segretamente le nostre perversioni.
James Graham Ballard, L’impero del sole
“L’impero del sole” è un romanzo autobiografico del 1984 dello scrittore inglese Ballard, nato a Shanghai nel 1930 da genitori britannici. Il protagonista è un ragazzo di undici anni di nome Jim, che viene separato dalla sua famiglia quando i giapponesi entrano a Shanghai alla vigilia della seconda guerra mondiale. Inizia così per lui un peregrinaggio alla ricerca di cibo e salvezza per le strade della Shanghai occupata, minacciato da cinesi, giapponesi e stranieri che cercano in vari modi di ottenere dei vantaggi per loro alle spese del ragazzo. Viene anche internato in un campo di concentramento per stranieri creato dai giapponesi da cui riesce a scappare, come riesce a scappare da altri diversi pericoli quasi miracolosamente. Viene infine soccorso dalle Forze Alleate che entrano a Shanghai nel 1945.
Si tratta appunto di un romanzo biografico perché Ballard, insieme alla sua famiglia, assiste alla presa di Shanghai ad opera dei giapponesi e viene appunto internato nel campo di concentramento Lunghua che era stato allestito dai giapponesi alle porte della città.

Storia:
Mario Sabattini, Paolo Santangelo, Storia della Cina. Il classico libro di storia della Cina in italiano, tutti coloro che hanno studiato la Cina hanno sudato su questo libro e sull’elenco di dinastie e imperatori. La pecca è che parla della storia della Cina dall’antichità al periodo pre-rivoluzione maoista, tralasciando invece buona parte della storia contemporanea.
Tra le opere in inglese, invece, uno dei classici da consigliare è “China: a New History”, di Fairbank e Goldman. Libro cult per i sinologi, parla anch’esso  della storia dall’antichità all’inizio del novecento. Per la storia contemporanea, invece, altri due cult sono “Red Star over China”, di Edgar Snow, un giornalista americano arrivato in Cina nel 1928 e che è riuscito ad arrivare alla base dei comunisti cinesi a nel 1936, restando con loro quattro mesi e intervistando Mao e gli altri leader. Il resoconto di queste interviste viene poi pubblicato in questo libro, dove si racconta la loro storia, la lunga marcia e i loro progetti di riforma della società. Il secondo classico è invece Modern China: a History”, di Edwin Moise, che racconta la storia cinese da fine 1800 fino ai giorni nostri, aggiornando gli ultimi capitoli ad ogni nuova edizione (ora siamo alla terza).
Storie passate di italiani in Cina:
Tiziano Terzani, La Porta Proibita. Uno dei più bei libri in stile giornalistico che io abbia mai letto sulla Cina scritto da un autore italiano. Raccoglie una serie di saggi sulle sue vicende e impressioni durante il soggiorno in Cina tra il 1980 e il 1985 riguardanti svariati argomenti, dallo Xinjiang, al confucianesimo, all’educazione. Insieme al suo libro, un altro ottimo acquisto potrebbe essere il diario di sua moglie, Angela Terzani Staude intitolato “Giorni cinesi”. Si tratta di un vero e proprio resoconto portante anche le date delle sue vicende quotidiane, accompagnate dalle sue personali riflessioni frutto di una mente vivace, attenta e critica nei confronti del mondo. Ritengo che entrambi possano rappresentare un’ottima iniziazione alla comprensione della società cinese, sia vecchia che attuale.
Politica e società contemporanea:
Per gli appassionati di politica ed economia della Cina contemporanea, mi è infine stato segnalato un report stilato dal Twai e disponibile in pdf sul sito del parlamento italiano dal titolo “CINA 2020: IMPLICAZIONI GLOBALI DEL NUOVO CICLO DI RIFORME E PROSPETTIVE PER IL PARTENARIATO STRATEGICO CON L’ITALIA”. Si tratta appunto di una consultazione richiesta a Twai da parte del Parlamento divisa in due parti. La prima traccia le linee guida essenziali dell’attuale situazione economica e politica cinese di cui il nuovo piano quinquennale è l’espressione, con tutti i pro e i contro. La seconda parte invece parla degli interessi cinesi come attore globale, sia analizzando la posizione cinese nel Mediterraneo che, infine, parlando delle relazioni Italia-Cina nello specifico, con interessanti analisi e dati economici consultabili direttamente.    

Buona lettura!

Il testo di questo post è stato utilizzato per la registrazione della puntata di “Cineserie” su Radio Meyooo, disponibile al link http://www.spreaker.com/user/8356020/cineseire in streaming o per il download. Disponibile ora anche su Ipodcast, cercando “Radio Meyooo”. 

martedì 8 dicembre 2015

Cosa fanno i francesi - Parte 1

Lo scorso 25 ottobre 2015 Report ha pubblicato un video che ha avuto molto successo, almeno tra gli italiani residenti in Cina. Il video s’intitolaOccasionCina” (nome che, tra l’altro, trovo magnifico!) e il tema principale è intervistare diversi imprenditori italiani in Cina per fare chiarezza su vantaggi/svantaggi dell’operare in Cina, sui cambiamenti avvenuti in questo paese negli ultimi dieci anni, sulle loro strategie di successo e sulle loro impressioni.

Intervistano un amico, Giacomo, il quale fa il paragone tra le aziende italiane e quelle francesi: le aziende italiane sono piccole e medie, non hanno il capitale e il tessuto imprenditoriale adatto a fare business in Cina, che è invece un paese grande e complesso dove bisogna arrivare con una strategia forte e lungimirante. Le aziende francesi, dice, sono uguali ma si uniscono e creano sinergie per presentarsi come grossi colossi vincenti. Vi è anche chi fa il giro dei supermercati, facendo notare come vi siano pochi vini italiani, mentre quelli francesi, cileni, americani e australiani sono molti di più. Intervistano addirittura dei cinesi ai quali non risulta venga prodotto dell’ottimo vino in Italia! Ovviamente per arrivare ad affermare che le aziende italiane, a differenza di quelle dei francesi, non sono in grado di sviluppare strategie vincenti per ottenere successo sul mercato cinese. Questi discorsi, a mio parere, sono un po’ scontati e vecchi: sono tutte cose vere, naturalmente, non lo nego assolutamente. Tuttavia, sono frasi che si sentono dire in giro da parecchio tempo e che si ripresentano, con la stessa formula e le stesse parole, ogni volta che si tocca l’argomento.

Ma il vero tocco di genio del video è l’intervista a un orfano neuronale, come lo definirebbe Crozza De Luca, di nome Marco, che di professione, secondo quanto indicato nella didascalia del video, fa il creativo. Sì, avete letto bene, il creativo. Marco il Creativo svela al malcapitato di Report qual è, secondo lui naturalmente, la strategia per fare successo in Cina: non è l’expertise, la strategia di business e nemmeno il fascino del tanto decantato Made in Italy; secondo lui, siccome i cinesi sono un po’ sempliciotti e non hanno i mezzi per capire se un prodotto ha un valore effettivo, la strategia è sapersi vendere. In poche parole, la strategia che gli imprenditori dovrebbero tenere, secondo Marco il Creativo, è trovare il cinese col grano, sapersi vendere, propinargli merce di scarso valore e guadagnarci sopra. Marco il Creativo infatti è campato in questi anni facendo il pittore pur non essendo capace di dipingere, il musicista pur non essendo un musicista di professione e il designer pur non avendo studiato design. Ci tengo a precisare che queste cose non me le sto inventando, le dice lui stesso nel video, guardare per credere. Sebbene da un punto di vista strettamente imprenditoriale si tratti di una strategia vincente, la sottoscritta si pone invece un’altra domanda: ma che figura ci fa l’Italia e tutto il suo talento multidimensionale, da musica ad architettura, artigianato e design? Vogliamo veramente cestinare tutto ciò che ci portiamo dietro da millenni e di cui possiamo oggettivamente fare vanto per fare spazio a gente ignobile come Marco il Creativo? Non si tratta di un discorso etico, ma di rispetto nei confronti di chi qualcosa lo sa fare e lotta tutti i giorni della sua vita per difendere questo suo talento e cercare di esportarlo facendone capire il valore al cinese medio, che per sua sfortuna, non ha la capacità di discernere ciò che ha valore da ciò che non lo ha.

Ora, io so benissimo che Report, in quanto rappresentante di un bellissimo giornalismo investigativo, voglia dare un’immagine dell’Italia in declino, problematica e le cui istituzioni sono inefficienti, per soddisfare le richieste del suo pubblico. Tuttavia, ricollegandomi al secondo paragrafo, io mi faccio altre domande, perché fortunatamente non devo gestire dal punto di vista amministrativo-finanziario le sorti del programma della Gabanelli. Le istituzioni, e noi tutti, vogliono davvero che l’Italia abbia questo tipo di rappresentazione in Cina? Perché solamente personaggi come Marco il Creativo trovano spazio nei media e non invece le persone realmente competenti e capaci che operano nel mercato imprenditoriale cinese? Se i francesi, che hanno il nostro stesso tessuto imprenditoriale, riescono e hanno successo perché noi no? Ma soprattutto, visto che lo diciamo tutti, qualcuno si è mai posto il problema di cosa facciano questi tanto decantati francesi da anni per essere così bravi e lungimiranti? Non possiamo prendere spunto (per non dire copiarli)?

Ho deciso perciò, nel mio piccolo, di intraprendere una campagna d’informazione che possiamo chiamare “Cosa fanno i francesi”, indagando appunto su che tipo di strategie adottano le istituzioni francesi per aiutare le loro piccole imprese. Chissà mai che qualcuno delle nostre istituzioni possa prendere spunto dal mio modesto (e gratuito) lavoro e concludere qualcosa.

Nel frattempo, appellandomi all’intelligenza delle persone, spero davvero che a personaggi come Marco il Creativo non venga dato più spazio in nessun organo di stampa o informazione, in quanto rappresentanti di una mediocrità professionale, a cui io, da italiana, non voglio venire associata perché sento di non appartenerci. 

lunedì 7 dicembre 2015

Sexy mall e medicina cinese

Ho di recente visitato uno dei tanti mercati di Shanghai: dal mercato del falso a quello dell’elettronica, da quello dei tessuti a quello di piante e animali, a Shanghai ce n’è per tutti i gusti. In un bel giorno di autunno durante una grigliata in compagnia, un amico cita un mercato a me sconosciuto chiamato in cinese “bǎojiànpin shícháng”, dove “shícháng” sta per mercato, mentre “bǎojiànpin” letteralmente significa “prodotti per il mantenimento della salute”.

Si trattava sostanzialmente di un grande sexy shop: un intero piano all’interno di un centro commerciale era stato dedicato a oggetti vari ed eventuali collegati al sesso, con tutta una serie di mini stand/negozietti con commesso/a dedicato. Vibratori, falli di tutte le dimensioni e materiali, preservativi, vestiti hot per lui e per lei, bambole e bamboli gonfiabili, vagine finte, spray per favorire o prolungare l’erezione, spray al feromone per lei. Insomma, molti attrezzi del mestiere, devo dire anche con molto poco sessismo, dato che si dava ampio spazio sia alla lei che al lui.

I motivi essenziali per cui mi sono recata a questo centro commerciale erano curiosità e un recente articolo che avevo letto. Secondo i dati di una ricerca condotta dalla Società di Andrologia e dall’Associazione di Sessuologia della Cina pubblicata da China Daily sull’attività sessuale dei cinesi, oltre il 70% dei cinesi (hanno intervistato il 60% di uomini e il 40% di donne) si dichiara insoddisfatto della sua vita sessuale e oltre il 70% ritiene che le cause siano principalmente lo stress e la depressione dovute ad una vita lavorativa molto intensa. In poche parole, si parla di mancanza di stimolo sessuale per entrambi, impotenza per lui e incapacità di raggiungere il piacere per lei.
Ma il dato veramente interessante è che per cercare di sistemare il problema, il 90% dei cinesi si rivolge principalmente alla medicina cinese: quindi no al Viagra, ma sì al rimedio della nonna. Incuriosita da questo articolo, mi sono dunque recata in questo centro convinta di trovare chissà quali magiche pozioni afrodisiache e invece sono stata amaramente delusa. Niente di tutto ciò: solo qualche pilloletta per riequilibrare la pressione sanguigna e olio di fegato di merluzzo. La delusione mi ha quindi portata a fare delle ricerche su questi rimedi naturali per vedere cosa la Medicina Tradizionale Cinese prevede in caso di mancanza di libido.

La medicina tradizionale cinese (d’ora in avanti: MTC) è un sistema medico non-convenzionale che ha radici antichissime, risalenti a ben oltre il 2000 a.c. dove si racconta che l’imperatore Shen Nong (letteralmente: contadino divino), imperatore esperto di agricoltura, abbia assaggiato e catalogato tutte le erbe in un libro chiamato Classico sulle Radici di Erbe del Contadino Divino  (Shénnóng běncǎo jīng), il quale è stato in realtà compilato nei primi secoli d.c. Il libro elenca le varie erbe medicinali con associato un voto di efficacia e rarità.
La MTC è molto diversa da quella occidentale proprio perché si basa su dei concetti e su una lingua molto correlati alla cultura cinese stessa. Per semplificare le cose e fornire piccole nozioni di base, si può dire che essa si basa sui concetti di Yin e Yang, cioè due entità immateriali che rappresentano uno l'aspetto femminile (Yin), tradizionalmente percepito come negativo, ricettivo, interno, freddo, l’aspetto oscuro di ogni fenomeno, e l’aspetto maschile (Yang), opposto e complementare, positivo, creativo, esterno, caldo e luminoso. Le due entità non esistono singolarmente e si completano vicendevolmente. Ogni essere umano, per i cinesi, può star bene solamente quando l’equilibrio tra questi due enti è bilanciato. Il secondo concetto è il Qi, il cosiddetto soffio vitale. Sempre per semplificare, il qi è il modo in cui si svolge l'esistenza degli esseri nella sua composizione yin/yang. In particolare, è ciò che assicura i movimenti dell'animazione fisica e psichica. Il Qi si origina nella Milza e nei Polmoni, e attraverso il Fegato è utilizzato dall'organismo per le varie funzioni.
Riassumendo, per la medicina cinese si è malati quando non vi è equilibrio di queste due forze: bisogna quindi intervenire in modo tale che il Qi operi a ristabilirlo.
Quindi, anche nel caso di carenza di libido, si tratta per i cinesi di equilibrio scorretto che può essere ristabilito attraverso l’assunzione di medicine, fatte di minerali, erbe e di animali, sotto forma di pillole, liquori, unguenti, polveri, decotti, frizioni.

Iniziamo coi maschietti: la disfunzione erettile, secondo i cinesi, è dovuta a una mancanza di Yang nei reni oppure a un ristagno di sangue nella parte più bassa dell’addome. Nel primo caso, si possono notare un’urina troppo pallida, arti freddi, fatica e dolore alla parte bassa della schiena. Nel secondo caso, invece, l’addome risulta molto duro alla palpazione (i cinesi dicono che sia perché il sangue non fa scorrere il Qi che porta l’energia per mantenere l’erezione). Quindi i cinesi si sono inventati:

-           una pozione di erbe chiamata Zuo Gui Wan (Return Left Pill) che riscalda l’energia dei reni e tonifica lo Yang. Contiene: Napello, corteccia di Cassia, colla di corna di cervo, patata dolce, bacche di Goji, Sanguinella (dogwood, delle bacche viola che sembrano uva da vino), cappello del vescovo (horny goat weed), Corteccia di Eucommia, radice di Angelica, semi di cuscuta, radice di Rhemannia.  

-           Questa pozione viene spesso modificata per aumentarne l’efficacia tramite l’aggiunta di parti di animali o erbe, tra cui: il Gecko, il cavalluccio marino, la cannella, il cappello del vescovo (horny Goatweed).

-           Alcuni rimedi più popolari, includono anche svariati liquori, con una base quindi di baijiu: dal più semplice con corna di cervo, al liquore di pene di cervo (un pene di cervo viene immerso nel baijiu insieme a tanti piccoli peni di serpente e bacche di goji) per finire col il liquore di bile di serpente.

Voi potrete anche pensare si tratti di barzellette, ma non è così: è pura vita! Infatti, se aprite il link, vi uscirà l’indirizzo del posto dove trovare e bere queste buonissime e succosissime bevande!

Passiamo ora alle femminucce: curiosamente, si parla molto poco di come rinvigorire la libido delle donne nei libri classici della medicina cinese (sarà forse che la società cinese è abbastanza patriarcale??). Tuttavia, secondo studi più recenti, anche nel caso delle donne, quindi, carenza di libido e di eccitazione sono dovuti, secondo i cinesi, da problemi ai reni (i cinesi ritengono che i reni siano l’origine dell’energia utilizzata durante la riproduzione e quindi anche durante l’atto sessuale). Nel primo caso, si tratta del Qi che non passa bene nei reni e di un’insufficienza di sangue al cuore. Nel secondo caso, di mancanza di yin nei reni. L’incapacità di raggiungere il piacere, invece, è causata secondo i cinesi da stagnazione del Qi nel fegato. Infine, il dolore durante il rapporto è dovuto secondo i cinesi da stagnazione di sangue nell’utero.
Pur non offrendo quindi delle vere e proprie pozioni magiche, la MTC offre un’ampia scelta di erbe grazie alle quali anche le donne beneficiano in termini sessuali. Si trova, anche in questo caso, il cappello del vescovo (horny goat weed) ma anche la schisandra, delle bacche rosse che sembrano ribes. In entrambi i casi, le erbe vengono assunte attraverso infusi. Inoltre, si elencano ingredienti che, se aggiunti alla dieta giornaliera, dovrebbero portare ottimi frutti. Tra questi si ricordano: chiodi di garofano, semi di finocchio e di anice, pepe nero in grani, zenzero, cannella, noci e fagioli neri.

Il testo di questo post è stato utilizzato per la registrazione della puntata di “Cineserie” su Radio Meyooo, disponibile al link https://www.spreaker.com:443/episode/7094581 in streaming o per il download. Disponibile ora anche su Ipodcast, cercando “Radio Meyooo”. 

domenica 6 dicembre 2015

Figlio sì, figlio no

Mi sono di recente imbattuta in questo articolo nella sessione blog del Wall Street Journal, in cui una ragazza americana, sposata con un ragazzo cinese di Hangzhou (Zhejiang), descrive e spiega la pressione sociale a cui è sottoposta dal parentado del marito in merito alla questione “figli”.
Racconta di come la suocera continua a dirle che sta diventando troppo vecchia per avere figli, di come il padrino di suo marito continui a parlare del fatto che sta diventando vecchio e tra poco morirà (ovvero un messaggio subliminale cinese per dire: devi fare un bambino prima che muoio), di come allo scorso capodanno cinese durante il brindisi uno dei fratelli maggiori di suo marito abbia brindato (guardandola) alla speranza di vedere presto una persona in più al tavolo famigliare e di come, infine, una delle zie di suo marito le abbia detto, senza mezze misure: “Devi fare presto un bambino! I tuoi suoceri stanno diventando vecchi e vogliono vedere un nipote”.
Questo articolo mi ha ricordato un’assurda conversazione avvenuta nel mio ufficio qualche tempo fa. Un collega arriva distrutto dicendo che la sua ragazza lo ha lasciato. Stavano assieme da 9 anni e lei di punto in bianco se n’è andata dicendo che non lo ama più. Giubilo nel mio ufficio: finalmente un po’ di gossip che non riguardi le star! Dopo le frasi e domande di rito tipo “Mi dispiace”, “Ma cosa dici?”, “Non é possibile!”, “Ma tu come ti senti, come l’hai presa?”, il collega esce dall’ufficio e restiamo sconvolti. A rompere il ghiaccio una mia collega la quale, con una semplicità estrema spiega a noi poveri ignoranti il motivo di tale rottura. Ovviamente si sono lasciati: sono insieme da 9 anni, non si sono mai sposati, non hanno figli, perché mai dovrebbero stare insieme? Se si ha un figlio, allora la coppia ha senso e deve andare avanti, altrimenti cosa vuoi che facciano due adulti in una relazione senza figli? “Ovviamente”, aggiungo io, ma non credo lei abbia colto il tono ironico della mia affermazione. Comunque, l’articolo e questo avvenimento mi hanno molto colpita e ho deciso di pensare più a lungo sui temi “famiglia” e “figli”, perché ritengo aprano una porta importantissima sulla cultura cinese e offrano molti spunti di riflessione.
In Cina sposarsi e avere figli é un dovere dal punto di vista sociale. L’intera famiglia (allargata s’intende, a comprendere zii di varia provenienza, cugini, mariti e mogli dei suddetti cugini, e via discorrendo), fa pressione sui giovani della famiglia affinché trovino presto un partner con cui sposarsi e avere un figlio (o più, ora che è possibile).  L’esigenza di avere figli è dettata principalmente dagli aspetti economici (i figli hanno rappresentato per millenni l’unico sostegno dei vecchi nelle società asiatiche) ma anche socio-culturali: tutti fanno figli, quindi anche tu devi fare figli perché altrimenti sei un’ANOMALIA.  
Qui entrano in gioco due concetti importanti per la società cinese: ren e mianzi (o lian).
Ren, che in cinese significa uomo, individuo, è un concetto confuciano molto importante. L’individuo in quanto tale non esiste: esiste solo in relazione con gli altri. Da esso dipendono tutti i ruoli sociali: ovvero, in base alla persona con cui ti stai relazionando, si determinano i tuoi diritti e doveri, le cose che puoi dire e non puoi dire, le cose che puoi o non puoi fare. Quindi, una persona “da sola” non ha senso di esistere in Cina, viene vista e trattata come un’anomalia: non capiscono dove ti collochi, come ci si deve interagire. E qui si spiega l’esigenza e la pressione verso il matrimonio.
Il secondo concetto, invece, è mianzi, la “faccia”. Il concetto di faccia per i cinesi si divide in due sottocategorie: mianzi è lo status sociale, è la percezione che la società ha di una persona, lian invece si riferisce ai comportamenti che una persona, in un determinato contesto sociale, deve tenere.  
Non essere sposati o non avere figli, per i cinesi, rappresentano due casi inspiegabili di trasgressione alle norme sociali: non sanno dove collocare queste persone nella società, che tipo di comportamenti ne derivano e quali atteggiamenti assumere durante l’interazione. La ragazza americana dell’articolo dice che lei e suo marito hanno consapevolmente deciso di non avere figli, per ragioni personali che non spiega direttamente sul blog e che lei stessa dice di spiegare solo ad amici intimi. Tuttavia, non avere figli in Cina equivale ad essere diversi dal resto della società e quindi non va bene: a nulla serve spiegare che lei è soddisfatta di stare con lui solamente per il fatto che la ama, la capisce, la fa sorridere del fatto che i parenti di lui le dicono “Quando fate un bambino?? Sei vecchia!” e le porta grande felicità anche nei momenti più banali dell’esistenza. Stanno insieme perché si trovano bene, perché è bello, più o meno ciò che pensiamo anche noi “occidentali”.
Sposarsi o stare insieme rappresenta il coronamento “ufficiale” di una relazione con una persona a cui si tiene, con cui si sta bene, che si ama (in teoria, almeno!). Avere un figlio è il passo ancora successivo, anche se non sempre l’ordine è rispettato: due persone stanno bene insieme, si amano, quindi decidono di creare (suona un po’ male, lo so, ma rende il concetto) qualcosa insieme. Tutto ciò è assolutamente estraneo alla cultura cinese: ci si sposa e si fa un figlio perché si deve, non perché si vuole. La società ritiene che sia giusto così, quindi l’individuo deve seguire le sue regole. La frase della mia collega racchiude dunque, in maniera forse un po’ semplicistica, tutta la società cinese, dove l’individuo in quanto tale non ha alcun valore, ma questo valore lo assume soltanto nel confronto con gli altri individui, la società appunto.
Il testo di questo post è stato utilizzato per la registrazione della puntata di “Cineserie” su Radio Meyooo, disponibile al link https://www.spreaker.com:443/episode/7007143 in streaming o per il download. Disponibile ora anche su Ipodcast, cercando “Radio Meyooo”. 

domenica 29 novembre 2015

L'ultimo laowai cinese

Lo scorso 18 ottobre è stato l’anniversario della morte di Sydney Shapiro, l’ultimo sopravvissuto tra gli occidentali a cui era stata riconosciuta la cittadinanza cinese dal partito comunista. Shapiro si è spento a Pechino il 18 ottobre 2014 e la ricorrenza mi ha ricordato questa parte della storia cinese, poco conosciuta ma che mi ha tuttavia molto affascinata.


Normalmente, a ragion veduta, sono i cinesi a voler prendere una cittadinanza straniera perché la Cina rimane cmq un paese autoritario, dove non vige (molta) libertà personale, di parola ed espressione, di pensiero, per non parlare di quella di muoversi. Non da ultimo, l’articolo di una taiwanese incinta di 36 settimane che partorisce su un aereo per Los Angeles dopo essersi assicurata di essere già in spazio aereo americano.
Non è decisamente il caso di Sydney Shapiro e degli altri stranieri naturalizzati cinesi dai comunisti.

Sydney Shapiro era un americano nato nel 1915 che, come molte persone della sua età, fu chiamato alle armi durante la seconda guerra mondiale e fu poi scelto dall’esercito per imparare la lingua cinese in attesa di un possibile sbarco americano in Cina. Nel frattempo si laurea in legge e approda infine a Shanghai nel 1947. Lì, attraverso amici cinesi comuni durante i suoi studi a Yale, incontra Fengzi, un’attrice cinese che da li a poco diventerà anche sua moglie. Fengzi oltre a fare l’attrice, era anche una simpatizzante del PCC ed era l’editrice di un quotidiano rivoluzionario di stampo comunista. Siccome era troppo pericoloso per i due restare a Shanghai dove il partito nazionalista era di casa, scappano insieme a Yan’an e raggiungono le truppe comuniste di Mao. Seguono poi le truppe dell’esercito popolare verso Pechino dove il 1 ottobre 1949 assistono alla proclamazione della repubblica popolare direttamente dalla piazza Tiananmen.
Entrambi decidono di restare in Cina per la loro simpatia nei confronti dei comunisti e lui fa richiesta di cittadinanza cinese (credo anche che non avesse molte altre scelte, qualora volesse rimanere in Cina). La cittadinanza gli viene accordata nel 1963 e, insieme ad altre 6 persone, si tratta di uno dei pochi occidentali naturalizzati cinesi e che rimangono in Cina come tali fino al loro decesso.

Rewi Alley (1897-1987), un neozelandese arrivato in Cina a fine anni venti, affascinato dal paese e da alcuni amici cinesi che aveva conosciuto in Francia durante la guerra. A Shanghai si appassiona alla lotta dei comunisti cinesi, dopo aver visto coi suoi occhi le condizioni in cui i cinesi gravavano. Diventa dunque membro del PCC e tale rimane anche dopo la vittoria, creando e gestendo le cooperative industriali cinesi, delle organizzazioni spesso di origine straniera che avevano lo scopo di sviluppare le tecniche agricole e industriali in Cina.

Israel Epstein (1915-2005, ebreo), un giornalista di origine polacche, installatosi con la famiglia a Tianjin negli anni venti. Contribuì alla formazione di un’associazione che promuoveva la causa politica cinese (instituita dalla moglie si Sun Yat Sen, Soong Qingling) e, dopo essersi sposato e sistemato in America, viene richiamato dalla Soong per diventare l’editore capo di una rivista chiamata “China Today”. Ottiene la cittadinanza nel 1957 e diventa membro del Partito Comunista nel 1964.

Richard Frey (1920-2004, ebreo), un dottore austriaco, arrivato in Cina dopo aver lasciato gli studi di medicina a seguito dell’occupazione nazista dell’Austria. Da sempre attivo politicamente nel Partito Comunista austriaco, si unisce ai comunisti nelle battaglie (come dottore sul fronte e come insegnante di medicina per i cinesi) fino ad arrivare a Yan’an. Entra nel Partito Comunista cinese nel 1944 e decide di restare in Cina dopo la sua vittoria, ottenendo la cittadinanza nel 1955. Continua a praticare come dottore in aree remote del paese.

Ma Haide (1910-1988), un dottore di origine libano-americane. Studiando medicina a Ginevra, incontra diversi asiatici da cui lui e i suoi amici vengono affascinati: tutti decidono di partire x l’Asia e infine si stabiliscono a Shanghai dove aprono uno studio di medicina. Qui conosce Rewi Alley e Soong Qingling che lo introducono ai comunisti. Dopo aver costatato, proprio come Alley, le miserie del popolo cinese e la corruzione del Partito Nazionalista, decide di unirsi ai comunisti a Yan’an per servire come dottore sul fronte. Resta dopo la vittoria ed è il primo straniero a cui viene riconosciuta la cittadinanza.

Hans Müller (1915-1944, ebreo), dottore di origine tedesche, dopo gli studi in Svizzera si sposta in Cina per contribuire allo sviluppo della medicina, in particolare della pediatria. Anche lui approda Yan’an per aiutare i comunisti sul fronte e decide di restare dopo la vittoria. Opera dunque come medico pediatra a Changchun e come professore all’universita di medicina di Shenyang.
Ruth Weiss (1908-2006), un’insegnante e giornalista austriaca che arriva a Shanghai nel 1933 come tutrice e decide di restare, affascinata dal fermento rivoluzionario dell’epoca. Inizia come giornalista, poi diventa insegnante, segretaria, speaker alla radio e infine ritorna in Cina come insegnante. Le viene concessa la cittadinanza nel 1955.

Shapiro, Weiss e Frey vengono riconosciuti “esperti stranieri” nella conferenza politica consultiva del popolo cinese, un’organo consultivo legislativo della PRC, una sorta di camera con soli poteri consultativi e non legislativi.

Io trovo che sia molto interessante ed affascinante riscoprire la storia di queste persone. Ci sono due aspetti che più mi colpiscono delle loro storie. Il primo, è che sono quasi tutti ebrei, un popolo che, storicamente, è abituato a viaggiare, è abituato alla diaspora appunto. Il secondo, è che una volta arrivati in Cina, rimangono tutti affascinati dal fervore rivoluzionario, non solo comunista ma della società più in generale: si trovano di fronte un paese che, dopo essere stato battuto dagli occidentali per circa un secolo (guerre dell’oppio, rivolta dei boxer), ha voglia di rialzarsi, di intraprendere un cammino rivoluzionario di stampo moderno, di fare della Cina qualcosa di nuovo rispetto al passato, ma di forte e potente. Si trovano davanti un paese forte e dinamico, che ha voglia di riscattarsi dal punto di vista politico sociale.
I tempi sono indubbiamente cambiati: gli occidentali e gli stranieri, nella quasi totalità dei casi, arrivano in Cina spinti dalle opportunità economiche che vi intravedono e nella maggior parte dei casi non sono per nulla affascinati dalla cultura di questo paese. D’altro canto, anche la Cina risponde a questo richiamo con una voglia di riscatto solo ed esclusivamente economica, tralasciando invece altri aspetti sociali e culturali.
Non possiamo dunque far altro che cullarci nel ricordo romantico di questi vecchi pezzi di storia.

Il testo di questo post è stato utilizzato per la registrazione della puntata di “Cineserie” su Radio Meyooo, disponibile al link https://www.spreaker.com:443/episode/6903802 in streaming o per il download. Disponibile ora anche su Ipodcast, cercando “Radio Meyooo”.

Per saperne di più sulla storia di Sidney Shapiro, la CCTV cinese ha realizzato un interessante documentario disponibile al link: http://english.cntv.cn/program/documentary/20120216/100867.shtml

domenica 22 novembre 2015

11-11 la Festa dei Single


Se qualcuno si chiede cosa sia successo di veramente importante in e per la Cina durante la settimana dal 9 al 15 novembre 2015, non si deve rimanere sconcertati se la risposta che si ottiene da una qualsiasi persona cinese è “la festa dei single” e non l’incontro tra Xi Jinping e il presidente di Taiwan Ma Yingjiu, che non capitava dal 1949.
L’evento di quella settimana per i cinesi è stato la festa dei single, che di per sè non sarebbe nemmeno così importante se non fosse che da qualche anno a questa parte e’ contraddistinta da incredibili sconti sul piu’ grande portale di e-commerce cinese, ovvero Taobao. Quindi tutti i cinesi hanno speso la giornata dell’11 novembre su Taobao a mai,mai,mai, ovvero comprare, comprare, comprare.
Si dice che l’origine di questa festa sia stata l’iniziativa di un gruppo di studenti single della Nanjing University che, a partire dal 1993, hanno cominciato a fare delle uscite con altri amici/amiche single allo scopo di trovare l’anima gemella. Il giorno prescelto è stato l’11 novembre proprio per la combinazione dei quattro “1” di mese e giorno, che ovviamente simboleggiano il single, la persona sola. La tradizione si e’ tramandata negli anni, e’ fuoriuscita dall’università raggiungendo anche il resto della società che ora le festeggia come una vera e propria festa nazionale.
In cinese viene chiamata “shuang shi yi” (doppio 11) oppure “guang gun jie” (festa dello scapolo). Inizialmente riservata solo agli uomini (guanggun è il termine cinese per indicare lo scapolo), oggi è invece festeggiata da entrambi i sessi che organizzano cene e serate al KTV (il karaoke cinese) dove tutti i single si presentano e, chissà, magari scatta l’amore tra qualcuno! Vi è a quanto pare anche la tradizione di mangiare gli youtiao, dei dolci cinesi fritti molto simili, nella forma, ai churros spagnoli.
C’è stata anche una “festa dello scapolo del secolo” avvenuta l’11-11-2011, alla quale io ero presente. All’epoca abitavo alla Zhejiang University di Hangzhou e devo dire che gli sconti su Taobao non erano ancora il tema principale di questa festa. Invece, io e i miei compagni abbiamo colto l’occasione per fare un po’ di baldoria in discoteca (qualcuno mi dirà: “come se avessimo bisogno di una scusa!”) e immagino che qualcuno abbia anche approfittato della vulnerabilità dei cinesi single nella loro ricerca dell’anima gemella.
Fin qui, insomma, tutto ok, è la vita. Tuttavia, a partire dal 2009, Alibaba, il colosso dell’e-commerce cinese, decide di promuovere la festa praticando sconti incredibili per 24 ore su parte della merce disponibile sul suo portale. Questo seguendo l’idea che "Lo shopping è la cura migliore ai problemi di cuore", nelle parole di Jack Ma, il fondatore di Alibaba. Partendo da guadagni pari a qualche milione di dollari tra 2009 e 2010, l’11 novembre del 2015 Alibaba ha venduto 14.3 miliardi di dollari di merce, rendendo la festa dei single del 2015 il più grande evento di e-commerce del mondo in termini di profitti. Tanto per dare qualche termine di paragone: il più grande evento simile che si tiene negli USA genera un profitto di 1.35 miliardi di dollari; l’anno scorso per lo stesso evento erano stati spesi 9.3 miliardi di dollari: quest’anno c’e’ stato un aumento del 53.7%, superando perfino ciò che gli stessi analisti di Alibaba si aspettavano, ovvero un incremento del 40%.
Quindi, allo scoccare della mezzanotte dell’11 novembre di ogni anno, sui portali di Taobao e Tmall, ma ormai anche su molti altri portali di e-commerce cinesi, scattano gli sconti, così come scattano i click furiosi dei consumatori cinesi. La mia collega ha detto di aver cominciato ad acquistare a mezzanotte e di aver smesso stremata alle 2 di notte. Un altro amico cinese dice di essersi svegliato verso mezzanotte e, guardando fuori dalla finestra, si è accorto che almeno il 50% delle luci del palazzo di fronte al suo erano accese, probabilmente gente in delirio per lo shopping online. Tra i prodotti che i cinesi comprano online non vi è nulla di particolarmente interessante o strano, nella maggior parte dei casi si tratta di elettrodomestici, vestiti e l’immancabile stock di cibo. Tuttavia, mi è stato riferito che qualcuno ha anche comprato delle banconote d’epoca da collezione.
Secondo i dati di Alibaba, sui suoi due portali erano disponibili 40,000 venditori e 30,000 diversi brand provenienti da 25 diverse nazioni. Durante la prima ora di shopping sfrenato si sono registrate 27 milioni di transizioni: questo a testimonianza di quello che il CEO di Alibaba aveva detto ai media, ovvero che la festa dei single di questa’anno era un’occasione per il mondo di testimoniare la potenza del consumismo cinese. Secondo le statistiche, verranno spediti 1.7 milioni di corrieri, mentre 400,000 mezzi di trasporto e almeno 200 aerei conterranno tutta merce comprata l’11 novembre. Io, per esempio, lavorando in logistica, ho sempre problemi nel periodo immediatamente successivo: ritardi su ritardi a causa di tutta la merce comprata che occupa posto nei mezzi di trasporto. Il mio fornitore normalmente mi manda una mail ufficiale con scritto: a causa del doppio 11, tutte le spedizioni potrebbero subire ritardi. Ah, la Cina!
L’e-commerce in Cina e’ oggettivamente il modo più efficace per promuovere i propri prodotti: le stime dicono che 668 milioni di persone sono collegate ad Internet, persone giovani e propense all’uso delle nuove tecnologie e che amano comprare su internet perchè più economico, facile, comodo e veloce, data anche la piccola incidenza che le spese di trasporto hanno sul prodotto finale.
Secondo AgiChina, il giorno 11 novembre il premier Li Keqiang ha contattato personalmente Jack Ma, congratulandosi dei profitti del giorno e dell’iniziativa, simbolo che l’e-commerce è ben visto anche dalla politica come efficace mezzo per promuovere i consumi interni alla Cina, uno dei grandi obiettivi della nuova politica economica del PCC. Data la debole crescita economica cinese registrata quest’anno (6.9%), il partito sta cercando di diminuire la dipendenza della Cina dall’export e di trasformare l’economia cinese in un’economia dei consumi e dei servizi, puntando ai suoi miliardi di persone come grande mercato di sbocco sia per la merce prodotta localmente che per i brand internazionali.
Sempre Agichina parla invece di un rapporto, divulgato dall’Agenzia Xinhua e pubblicato dall’amministrazione statale per l’industria e il il commercio (SAIC), il cui contenuto afferma che il 40% dei prodotti venduti online è contraffatto. Non solo: dal 2013 il SAIC ha registrato un incremento del 365% dei casi di contraffazione e scarsa qualità.
Nonostante le grandi vendite dell’11-11 e nonostante il commercio interno abbia registrato, nella prima meta’ del 2015, un +7% rispetto al 2014, gli economisti sono invece cauti nel dire che l’economia cinese sia sulla giusta via per trasformare il mercato interno in una bilancia degli squilibri delle esportazioni. Si tratta di un mercato ancora inesperto e a cui mancano le misure di prevenzione sociale necessarie per diventare un vero e proprio paradiso del consumismo.
Fortunatamente, le cose comprate su Taobao o Tmall possono essere rese entro 1 settimana dalla consegna se si riscontrano problemi di qualità o contraffazione. Dormite sonni tranquilli, insomma.

Il testo di questo post è stato utilizzato per la registrazione della puntata di “Cineserie” su Radio Meyooo, disponibile al link https://www.spreaker.com:443/episode/7156588 in streaming o per il download. Disponibile ora anche su Ipodcast, cercando “Radio Meyooo”.

lunedì 9 novembre 2015

Il matrimonio del secolo

Ovvero: l’evento dell’anno per tutti i cinesi

L’8 ottobre era il primo giorno di lavoro dopo le vacanze per la festa della repubblica cinese e io avevo vinto con grande gioia un’ispezione doganale in un magazzino disperso in mezzo al nulla nella periferia desolata e desolante di Shanghai. Agglomerati di case fatiscenti, strade dissestate, gente che vaga con mezzi sgangherati e scenari post-apocalittici stile Ken il Guerriero è ciò la periferia di Shanghai ha da offrire: vari non-luoghi (come per esempio il magazzino dove ero diretta) al servizio di più grandi bisogni economici.

Finita l’ispezione, con la macchina del mio broker e una delle sue impiegate, torno invece nello sfavillante centro del lusso shanghaiese dove lavoro, sulla famosa Nanjing Road e il suo Ritz Carlton, ubicato in uno dei tanti centri commerciali che riempiono la via. Proprio di fronte all’hotel si erge invece lo Shanghai Exhibition Centre, un’imponente struttura costruita dai russi nel 1955 in omaggio all’amicizia e cooperazione con il governo cinese. Il centro ospita normalmente esibizioni, mostre e conferenze e quel giorno sembrava particolarmente importante: una miriade di cinesi mai vista in quel luogo vi stava infatti girando attorno. Nella mia ingenuità, mi giro verso la collega e chiedo: “Che mostra c’è da attrarre così tante persone?”. “Ma quale mostra!!”, mi risponde ridendo, “oggi c’è un grande evento, il matrimonio di Angelababy e Huang Xiaoming!”.

Premessa

I lettori devono sapere che il mio ufficio è composto principalmente di cinesi tra i 20 e i 35 anni, i quali passano l’intera giornata a parlare di gossip e di star, come se io assistessi ad una puntata di Studio Aperto o vi fosse qualcuno che facesse la rassegna stampa di Novella 2000 cinese ogni giorno. I cinesi, non solo le donne sia ben chiaro, adorano il gossip e adorano parlare della vita degli altri, in particolare delle star, commentando e scambiandosi opinioni. Benché io venga tremendamente annoiata dai loro discorsi del tipo: quella è incinta, quell’altro si è fidanzato, quei due invece hanno divorziato, sono costretta a sorbirmeli tutti e ogni tanto ne traggo anche qualche informazione interessante. Per esempio, ho chiesto una volta per quale motivo fossero così appassionati di gossip e di vite altrui e mi è stato detto che è sempre meglio parlare e sparlare delle vite di chi non si conosce o delle star che non delle persone che si conoscono: quello sarebbe un po’ come perdere la faccia, un concetto basilare nella cultura cinese. La “faccia” per i cinesi, come definir simo articolo, e’ il loro status sociale, il loro ruolo nella società, il loro modo di rapportarsi agli altri, la maniera in cui si definisce la loro posizione sociale e ne derivano obblighi e doveri. Il concetto di “faccia” per i cinesi è, a mio avviso, molto similare al concetto di “onore” per il Padrino, per alcune società tutt’ora presenti nell’Italia del Sud, per i nostri avi di 100, ma anche meno, direi 50 anni fa. Tornando al gossip, dunque, è meglio parlare delle vite delle star che non di quelle dei vicini creando scontri o attriti tra le persone. Io aggiungo anche una componente molto meno culturale e affascinante, ma altrettanto veritiera: i cinesi non hanno nient’altro di cui parlare. Non essendoci libertà di parola ed espressione, le notizie sono pilotate ed è in generale molto meglio non parlare di questioni sensibili che trattano di politica ed economia, per cui il partito potrebbe arrabbiarsi. Le notizie di gossip, invece, non sono pericolose anzi aiutano la gente a non pensare alla mancanza di libertà.

L’altra notizia interessante che avevo tratto dalle sessioni di gossip è invece chi fosse Angelababy, nota modella, attrice, cantante cinese (di Hong Kong per la precisione). Quindi almeno questa volta non facevo una figuraccia, ma ero invece ben preparata!

Svoltato l’angolo di Nanjing Road per risalire al mio ufficio verso nord, ci troviamo invece davanti una parata di camerieri in frac che camminano composti in fila per due verso l’Exhibition Centre. Alla mia esclamazione “Wow, quanti camerieri!!”, l’autista che mi portava in giro, un panzone cinese sulla quarantina, faccia butterata, denti gialli dal fumo e canotta o maglietta bianca obbligatoriamente macchiata di qualunque cosa di commestibile vi sia sulla terra, mi guarda e mi dice: “300, ho letto che ci sono in tutto 300 camerieri alla cerimonia!”. Che bello sapere che in Cina anche l’autista si interessa delle notizie di gossip dell’ultima soubrette del momento, la dice davvero molto lunga sulla loro cultura del gossip. Non sto nemmeno a dirvelo: il vero lavoro della giornata e’ stato incollarsi ai vetri del nostro ufficio per vedere e commentare il via vai, chi arrivava, con che macchine, quanta gente c’era.

Comunque, Angelababy e Huang Xiaoming sono due star cinesi che hanno deciso di fare una cerimonia incredibile a Shanghai, luogo di nascita di lei. I due si erano già sposati civilmente a Qingdao: scrivo questa informazione non perché mi interessi (non me ne può fregar di meno, a dir la verità), ma perché voglio fare un brevissimo excursus sulla procedura civile del matrimonio cinese. In Italia, ma non solo, anche se ci si sposa solamente in comune, si assiste comunque ad una bella cerimonia, spesso accompagnata da un rinfresco. Dopo aver prenotato il giorno, il sindaco, o chi ne fa le veci, si presenta in una bella sala imbandita di fiori con una fascia dell’Italia in spalla dove tutti gli invitati sono pronti a festeggiare, congratularsi, applaudire dopo un breve discorso e dopo la proclamazione dell’avvenuto matrimonio. In Cina nulla di tutto ciò avviene: sposarsi e’ come andare a prendere il prosciutto dal macellaio del supermercato. Si arriva solitamente in un orrendo palazzo fatiscente dell’Ufficio per gli Affari Civili, si prende un bel numerino, si aspetta il proprio turno seduti su panche di plastica sgangherate in un ambiente impersonale, pieno di sconosciuti e, anche qui ve lo potrete immaginare, dove l’igiene e la pulizia non sono proprio di casa, e, con tutti i documenti richiesti (una sfilza infinita, a maggior ragione se chi si sposa e’ uno straniero dato che bisogna anche presentare tutte le traduzioni asseverate dei suddetti documenti! Mi passa la voglia di sposarmi al solo pensiero), un comune impiegato dell’ufficio ti rilascia il tuo certificato di matrimonio rosso, con un bello stemma della Repubblica Popolare Cinese, ovvero del Partito Comunista Cinese, con tanto di falce e martello. Molto romantico insomma.

Pre-cerimonia

I cinesi dunque distinguono il rito civile da quello che io chiamerei “sociale”, la cerimonia vera e propria, che e’ anche la parte più interessante. In tempi antichi, quando i matrimoni erano ancora combinati e non dipendevano dalla volontà dei due sposi, vi era una figura chiamata broker matrimoniale che si occupava di vedere se entrambe le famiglie erano d’accordo al matrimonio e di colmare eventuali diverbi. In tempi moderni, invece, questa figura e’ scomparsa o passata in secondo piano: il figlio/a presenta il fidanzato/a alla famiglia, la quale, dopo le classiche domande di rito (che lavoro fai? Quanto guadagni? Hai la casa? Hai la macchina?) comunicano la loro approvazione o meno al suddetto matrimonio. E’ invece tuttora in vigore, come mi e’ stato riferito da diversi cinesi, la pratica del suanming: il broker stesso, oppure un indovino, deve analizzare le date di nascita dei due ragazzi per predire se la coppia può sposarsi e avere un futuro felice. Una pratica di divinazione vera e propria insomma. Giuro che conoscevo una ragazza che si è lasciata col suo fidanzato perché il risultato del suanming non era stato positivo! Comunque, se il risultato è positivo, le due famiglie procedono col decidere una data propizia per la cerimonia secondo un libro chiamato tongsheng, che sostanzialmente è un almanacco di divinazione che elenca le date propizie a svolgere determinate mansioni, tra cui il matrimonio.

Nel caso dei nostri due giovani fanciulli era l’8 ottobre, e quale data migliore che combina l’8, tradizionalmente collegato alla fortuna per i cinesi, con ottobre, il mese del trionfo comunista in Cina, avvenuto l’1 ottobre 1949!

Poi, si passa all’album del matrimonio, una parte cruciale ancor più della cerimonia stessa. Alcuni dati dicono che l’85.63% delle coppiette ritengono una priorità assoluta l’album fotografico, seguita dal banchetto nuziale per il 78.74%.
L’album viene creato, nella maggior parte dei casi, in precedenza alla cerimonia, non come in Italia dove l’album viene creato il giorno stesso del matrimonio. In Cina, infatti, contiene solamente le foto dei due sposi e non della cerimonia stessa e le foto vengono solitamente mostrate durante l’evento. La sua creazione viene affidata ad un’agenzia specializzata in questo tipo di scatti in cui gli sposi vengono ritratti in svariati luoghi, con svariate pose e soprattutto abiti. Mentre durante gli anni del comunismo maoista le persone avevano paura a mostrare la ricchezza con grandi celebrazioni matrimoniali, ora non si bada a spese perché sia banchetto che album fotografico rappresentano un’occasione per far mostra della ricchezza e dello status della famiglia. A maggior ragione considerato il fatto che entrambi gli sposi sono figli unici: le loro famiglie sono ben disposte a spendere ingenti quantità di denaro. Si è dunque passati dagli scatti in luoghi turistici tipici cinesi, a sfarzosi vestiti di marca di forgia occidentale a vere e proprie spedizioni internazionali a Parigi, New York, Maldive per scattare le tanto sospirate fotografie. Le ragazze cinesi impazziscono letteralmente per queste foto, per la posa, il trucco, l’estetica ed è per questo che ultimamente quando si parla di matrimonio in Cina si cita la parola inglese “frenzy”, che significa frenesia. L’album può costare da 6000 rmb (800 euro circa) fino a 45000 rmb (6,500 euro circa) per un fotografo professionista e un album scattato all’estero.

I nostri due fanciulli hanno scelto come location del loro matrimonio Parigi, con fantastiche pose a Notre dame, alla Tour Eiffel, con svariati vestiti, incluso un completo baroccheggiante di D&G per lui e dei gioielli di Chaumet per lei. Non sono mancate le foto con i tradizionali abiti cinesi, rivisitati attraverso stravaganti accessori (si parla di un paio di occhiali rotondi stille Harry Potter per lui e di un fermaglio da pavone per lei).

La cerimonia

La coppietta dell’anno cinese, comunque, ha deciso di sposarsi a Shanghai perché lei è originaria di qui e, a detta delle mie colleghe paparazze, è stato scelto lo Shanghai Convention Centre perché nessun’altro luogo aveva così tanti tavoli da ospitare 3000 persone, ovvero gli invitati. Quindi, siccome i tavoli della cerimonia nuziale cinese sono solitamente da 10 persone, vi erano all’incirca 300 tavoli. Tra gli invitati si dice vi siano stati circa 100 star dello spettacolo, tanto che i cinesi hanno descritto la situazione coniando una frase che dice, più o meno, “metà dell’industria dell’entertainment era invitata”. Per l’evento sono anche stati ingaggiati circa 300 camerieri (io li ho visti in carne e ossa camminare dal Ritz Carlton al centro, e questa informazione mi è stata dato dall’autista che mi porta in ispezione, uomo cinese col panzone e possibilmente la canotta bianca macchiata, segno che anche un vero uomo come lui è interessato al frivolo argomento).

All’ingresso del centro vi era una grande composizione floreale con al centro le lettere “Ah” a simboleggiare i loro due nomi. Composizione che è tra l’altro servita come “wall of fame” per tutte le star partecipanti che hanno scattato foto davanti.

La cerimonia si è composta di due parti: la tradizionale cerimonia del tè nel pomeriggio, dove i due sposini sono arrivati vestiti in abiti tradizionali cinesi rossi. Il tè tradizionalmente era un regalo che componeva la dote della sposa e che quindi veniva donato alla famiglia del marito dopo che la sposa aveva fatto una processione dalla sua casa di nascita a quella del marito (dove di fatto veniva venduta). Arrivata li, portava diversi doni, tra cui appunto il tè che si beveva durante questa cerimonia (ma anche durante il banchetto nuziale) in cui gli sposi dovevano prostrarsi davanti (all’imperatore), alle divinità, agli antenati, ai genitori e agli anziani della famiglia e infine inchinarsi reciprocamente.

La seconda parte della cerimonia comprende invece il banchetto vero e proprio, che varia dalle 5 alle 10 portate ed è tradizionalmente pagato dalla famiglia dello sposo, mentre dell’alcol se ne occupa la famiglia della sposa. I nostri due sposini cinesi si sono qui presentati in abiti da matrimonio occidentali, con un vestito di Dior per lei con strascico e un completo di Tom Ford per lui. Secondo l’edizione cartacea del 12 ottobre 2012 del People’s Daily (letteralmente “Il quotidiano del popolo”, il giornale ufficiale del Partito Comunista Cinese), il matrimonio è costato circa 200 milioni di yuan (28,970,800 di euro).

Conclusioni

Sposarsi in Cina è una faccenda molto complessa e soprattutto costosa. Si parla di un’industria di 80 miliardi di dollari secondo i dati del 2013. Ogni anno, circa 10 milioni di coppie cinesi si sposano e per una cerimonia nuziale semplice, completa di un modesto album fotografico, si spendono circa 200,000 rmb (29,000 euro circa), ma per molti matrimoni si arriva tranquillamente a 1 milione di rmb (145,000 euro circa).

I lettori con la febbre gialla si facciano quindi bene i conti in tasca prima di portare all’altare il compagno/a della loro vita, altrimenti rischiano di essere lasciati per strada.

Ma la cosa veramente interessante sono le reazioni che tale matrimonio ha scatenato.

1- Una delle mie colleghe ha commentato che il matrimonio di Angelababy è stato seguito molto di più della visita di Xi Jinping in America avvenuta all’incirca nello stesso periodo. Quella stessa sera, in tv, tutti i canali erano focalizzati nella trasmissione della cerimonia, nelle interviste alle star presenti e ai fan che hanno riempito la zona fino a notte fonda.

2- Le agenzie di wedding planning si sono già sbizzarrite nei commenti e nei consigli ad altri futuri sposi per ricreare la stessa atmosfera mozzafiato degli adorabili piccioncini. Alcuni siti già abbondano di consigli soprattutto per quanto riguarda l’album fotografico: è importante essere naturali, non troppo seri e divertirsi, che dovrebbe essere la chiave vincente della perfetta cerimonia. In pratica, le agenzie si dicono capaci di ricreare un matrimonio come quello di Angelababy che, a quanto pare, sarà il sogno delle future sposine cinesi.

3- Il quotidiano del popolo, unitamente ad altri blog filo-governativi, hanno invece espresso pareri meno entusiasti. Secondo loro, le star hanno un incredibile influenza sulla società e sui cittadini e vengono percepiti dal popolo come modelli da seguire. Sono dunque obbligati a promuovere valori corretti: la loro stravaganza può essere male interpretata dai cittadini che potrebbero quindi diventare ossessionati dall’idea di perseguire uno stile di vita lussuoso. Sono sostanzialmente preoccupati della moralità dell’atto in sé.

Nient’altro rispetto a una buona dose di sano e succulento gossip riesce a scatenare in questo paese tanto rumore. Rimando a quanto detto in precedenza nella promessa per i miei commenti personali: il gossip non è pericoloso, come lo possono diventare politica, economia e problemi sociali. Meglio dunque annientare questo tipo di interessi e resettare il cervello riempiendolo di stupidi gossip matrimoniali. That’s China today.

PS.
Questo materiale è stato utilizzato per realizzare la puntata "Matrimonio del secolo" su Radio Meyooo, la prima e nuovissima radio degli italiani in Cina. Puntata intera disponibile su www.spreaker.com:443/episode/6845870 o su Itunes cercando "Radio Meyooo".