sabato 26 dicembre 2015

Consigli di lettura (e acquisto!) per le vacanze natalizie

Il Natale in Cina, si sa, non si festeggia. Si tratta solamente di un evento commerciale, quasi esotico per i cinesi, dai tratti anche consumisti. Appaiono le luminarie per la città, i mitici bicchieri natalizi di Starbucks gran giubilo delle mie colleghe, installazioni natalizie tipo igloo, babbi natale, alberi di natale per i centri commerciali dove, a partire da fine novembre/inizio dicembre, sono iniziati i saldi della stagione invernale. Il trend odioso di quest’anno a Shanghai, come mi ha fatto notare il mio amico L., è stato il vin brulé: dappertutto non si parlava d’altro che di vin brulé, cinesi impazziti per il vin brulé, eventi di vin brulé, degustazioni di vin brulé: perché a Shanghai tutto diventa sempre cool.

Visto che le vacanze sono ormai arrivate, molte persone si stanno riposando in Italia o altrove, ho pensato sarebbe stato utile proporre qualche consiglio di lettura durante queste vacanze o di acquisto intanto che ci si trova all’estero. Si sa, infatti, che in Cina e’ abbastanza difficile accedere a un gran numero di pubblicazioni.


Romanzi:

Yu Hua, Il settimo giorno (the Seventh day)

Scrittore cinese contemporaneo, nato nel 1960 e diventato famoso come scrittore con il romanzo “Vivere” del 1993, ma tradotto in inglese solo nel 2003. Vivere racconta la storia del figlio di un ricco proprietario terriero che perde tutti i suoi possedimenti nel gioco d’azzardo e diventa così un mezzadro. Nel frattempo Mao vince la guerra civile e il romanzo racconta tutte le vicissitudini di Fu Gui dopo essere diventato un povero contadino in balia delle politiche maoiste. Mi piace Yu Hua perché ha la capacità di raccontare con un realismo tale da riuscire a catapultare il lettore nei periodi più anarchici dell’era maoista. Si tratta dunque di opere molto utili per tutti coloro che non conoscono nei minimi dettagli gli avvenimenti dell’epoca. Anche la sua opera successiva, Brothers, pubblicato in italiano da Feltrinelli e suddiviso in due diversi libri, uno intitolato “Brothers”, l’altro intitolato “Arricchirsi è glorioso”, racconta la storia di questi due fratellastri dall’era maoista ai giorni nostri, dove le vicende quotidiane e famigliari si intersecano con le vicende storiche dell’epoca. Un altro bel romanzo di facile lettura che, mescolando la storia privata dei due protagonisti con gli avvenimenti storici, riesce a raccontare un’epoca senza risultare noioso.
Quest’anno è uscita la traduzione in inglese del suo ultimo romanzo “Il Settimo giorno” (The Seventh Day) che rappresenta, ancora più degli altri, una critica sarcastica ed amara alla società cinese contemporanea. Racconta la storia post mortem di Yang Fei che si accorge di come le disuguaglianze tra ricchi e poveri cinesi continuano anche dopo essere morti, uno su tutti i servizi funerari VIP e chi non se li può permettere non ha diritto nemmeno ad essere sepolto.  
Giallo:
Qiu Xiaolong, La misteriosa morte della compagna Guan
La misteriosa morte della compagna Guan è un thriller scritto da Qiu Xiaolong, edito originariamente, in inglese, nel 2000 negli USA e nel 2002 in Italia. Narra la storia di un poliziotto che indaga sul ritrovamento del cadavere di una donna il cui omicida sembra essere il figlio di un alto capo del partito il quale si muove per depistare, sia segretamente che non, le indagini e rimuovere il poliziotto dal suo incarico. Il tutto riesce finché il poliziotto non usa la relazione con una sua vecchia fiamma, figlia di un alto commissario del Politburo di Pechino: grazie a lei riesce a portare il caso all’attenzione delle alte autorità cinesi, ricondurre il poliziotto alle indagini sul caso, smascherando il vero assassino e condannandolo.
Romanzo dalla storia poliziesca intrigante che riesce tuttavia a rappresentare anche quella parte di società cinese nella quale, al fianco della modernità, continuano a perdurare vecchie abitudini quali intrighi, relazioni (guanxi), abuso di potere dei politici e disuguaglianze.
Fantascienza:
Liu Qixin, The Three Body Problem
Primo asiatico vincitore del premio Hugo per i romanzi fantascientifici nell’agosto 2015, Liu Qixin ha vinto con il romanzo intitolato “The Three Body Problem” (il problema dei tre corpi), pubblicato in lingua inglese nel 2014 e non ancora tradotto in italiano. Si tratta del primo capitolo di una trilogia che prevede come seguiti “The Dark Forest”, pubblicato in inglese la scorsa estate, e “Dead End”, che uscirà invece a gennaio 2016. Ex ingegnere, Liu ha iniziato a scrivere romanzi fantascientifici nel 1999 ed è molto seguito dal pubblico cinese e non, soprattutto a seguito del premio conferitogli.
“The Three Body Problem” ha come sfondo la rivoluzione culturale, durante la quale un progetto militare segreto manda dei segnali nello spazio che vengono intercettati da una civiltà aliena sull’orlo del collasso. Gli alieni decidono così di invadere la terra, mentre sul nostro pianeta i vari governi dibattono e si organizzano su cosa sia meglio fare: accoglierli o combatterli?
Su Shanghai:
Zhou Weihui, Shanghai Baby
Un classico della letteratura cinese su Shanghai, “Shanghai Baby” è il primo romanzo di Zhou Weihui, giovane scrittrice di Ningbo, pubblicato nel 2000 e tradotto in italiano nel 2007 da Yuan Huaqing, che era tra l’altro mio professore di cinese all’università. Racconta la storia di Coco, una cinese di Shanghai aspirante scrittrice ma in realtà cameriera in un bar. Insieme alla sua storia privata con il fidanzato Tiantian, si intrecciano le storie di altre persone, tra cui Tiantian stesso, musicisti, pittori, general manager stranieri, prostitute e ereditiere, in un insieme tipicamente shanghainese di sesso, droga, feste, insoddisfazioni e vite perdute. Proprio per questi motivi, il romanzo era stato censurato in Cina ma si era diffuso invece sul mercato nero diventando un best-seller: al solito, di faccia non lo leggiamo, ma poi lo leggiamo di nascosto per sfogare segretamente le nostre perversioni.
James Graham Ballard, L’impero del sole
“L’impero del sole” è un romanzo autobiografico del 1984 dello scrittore inglese Ballard, nato a Shanghai nel 1930 da genitori britannici. Il protagonista è un ragazzo di undici anni di nome Jim, che viene separato dalla sua famiglia quando i giapponesi entrano a Shanghai alla vigilia della seconda guerra mondiale. Inizia così per lui un peregrinaggio alla ricerca di cibo e salvezza per le strade della Shanghai occupata, minacciato da cinesi, giapponesi e stranieri che cercano in vari modi di ottenere dei vantaggi per loro alle spese del ragazzo. Viene anche internato in un campo di concentramento per stranieri creato dai giapponesi da cui riesce a scappare, come riesce a scappare da altri diversi pericoli quasi miracolosamente. Viene infine soccorso dalle Forze Alleate che entrano a Shanghai nel 1945.
Si tratta appunto di un romanzo biografico perché Ballard, insieme alla sua famiglia, assiste alla presa di Shanghai ad opera dei giapponesi e viene appunto internato nel campo di concentramento Lunghua che era stato allestito dai giapponesi alle porte della città.

Storia:
Mario Sabattini, Paolo Santangelo, Storia della Cina. Il classico libro di storia della Cina in italiano, tutti coloro che hanno studiato la Cina hanno sudato su questo libro e sull’elenco di dinastie e imperatori. La pecca è che parla della storia della Cina dall’antichità al periodo pre-rivoluzione maoista, tralasciando invece buona parte della storia contemporanea.
Tra le opere in inglese, invece, uno dei classici da consigliare è “China: a New History”, di Fairbank e Goldman. Libro cult per i sinologi, parla anch’esso  della storia dall’antichità all’inizio del novecento. Per la storia contemporanea, invece, altri due cult sono “Red Star over China”, di Edgar Snow, un giornalista americano arrivato in Cina nel 1928 e che è riuscito ad arrivare alla base dei comunisti cinesi a nel 1936, restando con loro quattro mesi e intervistando Mao e gli altri leader. Il resoconto di queste interviste viene poi pubblicato in questo libro, dove si racconta la loro storia, la lunga marcia e i loro progetti di riforma della società. Il secondo classico è invece Modern China: a History”, di Edwin Moise, che racconta la storia cinese da fine 1800 fino ai giorni nostri, aggiornando gli ultimi capitoli ad ogni nuova edizione (ora siamo alla terza).
Storie passate di italiani in Cina:
Tiziano Terzani, La Porta Proibita. Uno dei più bei libri in stile giornalistico che io abbia mai letto sulla Cina scritto da un autore italiano. Raccoglie una serie di saggi sulle sue vicende e impressioni durante il soggiorno in Cina tra il 1980 e il 1985 riguardanti svariati argomenti, dallo Xinjiang, al confucianesimo, all’educazione. Insieme al suo libro, un altro ottimo acquisto potrebbe essere il diario di sua moglie, Angela Terzani Staude intitolato “Giorni cinesi”. Si tratta di un vero e proprio resoconto portante anche le date delle sue vicende quotidiane, accompagnate dalle sue personali riflessioni frutto di una mente vivace, attenta e critica nei confronti del mondo. Ritengo che entrambi possano rappresentare un’ottima iniziazione alla comprensione della società cinese, sia vecchia che attuale.
Politica e società contemporanea:
Per gli appassionati di politica ed economia della Cina contemporanea, mi è infine stato segnalato un report stilato dal Twai e disponibile in pdf sul sito del parlamento italiano dal titolo “CINA 2020: IMPLICAZIONI GLOBALI DEL NUOVO CICLO DI RIFORME E PROSPETTIVE PER IL PARTENARIATO STRATEGICO CON L’ITALIA”. Si tratta appunto di una consultazione richiesta a Twai da parte del Parlamento divisa in due parti. La prima traccia le linee guida essenziali dell’attuale situazione economica e politica cinese di cui il nuovo piano quinquennale è l’espressione, con tutti i pro e i contro. La seconda parte invece parla degli interessi cinesi come attore globale, sia analizzando la posizione cinese nel Mediterraneo che, infine, parlando delle relazioni Italia-Cina nello specifico, con interessanti analisi e dati economici consultabili direttamente.    

Buona lettura!

Il testo di questo post è stato utilizzato per la registrazione della puntata di “Cineserie” su Radio Meyooo, disponibile al link http://www.spreaker.com/user/8356020/cineseire in streaming o per il download. Disponibile ora anche su Ipodcast, cercando “Radio Meyooo”. 

martedì 8 dicembre 2015

Cosa fanno i francesi - Parte 1

Lo scorso 25 ottobre 2015 Report ha pubblicato un video che ha avuto molto successo, almeno tra gli italiani residenti in Cina. Il video s’intitolaOccasionCina” (nome che, tra l’altro, trovo magnifico!) e il tema principale è intervistare diversi imprenditori italiani in Cina per fare chiarezza su vantaggi/svantaggi dell’operare in Cina, sui cambiamenti avvenuti in questo paese negli ultimi dieci anni, sulle loro strategie di successo e sulle loro impressioni.

Intervistano un amico, Giacomo, il quale fa il paragone tra le aziende italiane e quelle francesi: le aziende italiane sono piccole e medie, non hanno il capitale e il tessuto imprenditoriale adatto a fare business in Cina, che è invece un paese grande e complesso dove bisogna arrivare con una strategia forte e lungimirante. Le aziende francesi, dice, sono uguali ma si uniscono e creano sinergie per presentarsi come grossi colossi vincenti. Vi è anche chi fa il giro dei supermercati, facendo notare come vi siano pochi vini italiani, mentre quelli francesi, cileni, americani e australiani sono molti di più. Intervistano addirittura dei cinesi ai quali non risulta venga prodotto dell’ottimo vino in Italia! Ovviamente per arrivare ad affermare che le aziende italiane, a differenza di quelle dei francesi, non sono in grado di sviluppare strategie vincenti per ottenere successo sul mercato cinese. Questi discorsi, a mio parere, sono un po’ scontati e vecchi: sono tutte cose vere, naturalmente, non lo nego assolutamente. Tuttavia, sono frasi che si sentono dire in giro da parecchio tempo e che si ripresentano, con la stessa formula e le stesse parole, ogni volta che si tocca l’argomento.

Ma il vero tocco di genio del video è l’intervista a un orfano neuronale, come lo definirebbe Crozza De Luca, di nome Marco, che di professione, secondo quanto indicato nella didascalia del video, fa il creativo. Sì, avete letto bene, il creativo. Marco il Creativo svela al malcapitato di Report qual è, secondo lui naturalmente, la strategia per fare successo in Cina: non è l’expertise, la strategia di business e nemmeno il fascino del tanto decantato Made in Italy; secondo lui, siccome i cinesi sono un po’ sempliciotti e non hanno i mezzi per capire se un prodotto ha un valore effettivo, la strategia è sapersi vendere. In poche parole, la strategia che gli imprenditori dovrebbero tenere, secondo Marco il Creativo, è trovare il cinese col grano, sapersi vendere, propinargli merce di scarso valore e guadagnarci sopra. Marco il Creativo infatti è campato in questi anni facendo il pittore pur non essendo capace di dipingere, il musicista pur non essendo un musicista di professione e il designer pur non avendo studiato design. Ci tengo a precisare che queste cose non me le sto inventando, le dice lui stesso nel video, guardare per credere. Sebbene da un punto di vista strettamente imprenditoriale si tratti di una strategia vincente, la sottoscritta si pone invece un’altra domanda: ma che figura ci fa l’Italia e tutto il suo talento multidimensionale, da musica ad architettura, artigianato e design? Vogliamo veramente cestinare tutto ciò che ci portiamo dietro da millenni e di cui possiamo oggettivamente fare vanto per fare spazio a gente ignobile come Marco il Creativo? Non si tratta di un discorso etico, ma di rispetto nei confronti di chi qualcosa lo sa fare e lotta tutti i giorni della sua vita per difendere questo suo talento e cercare di esportarlo facendone capire il valore al cinese medio, che per sua sfortuna, non ha la capacità di discernere ciò che ha valore da ciò che non lo ha.

Ora, io so benissimo che Report, in quanto rappresentante di un bellissimo giornalismo investigativo, voglia dare un’immagine dell’Italia in declino, problematica e le cui istituzioni sono inefficienti, per soddisfare le richieste del suo pubblico. Tuttavia, ricollegandomi al secondo paragrafo, io mi faccio altre domande, perché fortunatamente non devo gestire dal punto di vista amministrativo-finanziario le sorti del programma della Gabanelli. Le istituzioni, e noi tutti, vogliono davvero che l’Italia abbia questo tipo di rappresentazione in Cina? Perché solamente personaggi come Marco il Creativo trovano spazio nei media e non invece le persone realmente competenti e capaci che operano nel mercato imprenditoriale cinese? Se i francesi, che hanno il nostro stesso tessuto imprenditoriale, riescono e hanno successo perché noi no? Ma soprattutto, visto che lo diciamo tutti, qualcuno si è mai posto il problema di cosa facciano questi tanto decantati francesi da anni per essere così bravi e lungimiranti? Non possiamo prendere spunto (per non dire copiarli)?

Ho deciso perciò, nel mio piccolo, di intraprendere una campagna d’informazione che possiamo chiamare “Cosa fanno i francesi”, indagando appunto su che tipo di strategie adottano le istituzioni francesi per aiutare le loro piccole imprese. Chissà mai che qualcuno delle nostre istituzioni possa prendere spunto dal mio modesto (e gratuito) lavoro e concludere qualcosa.

Nel frattempo, appellandomi all’intelligenza delle persone, spero davvero che a personaggi come Marco il Creativo non venga dato più spazio in nessun organo di stampa o informazione, in quanto rappresentanti di una mediocrità professionale, a cui io, da italiana, non voglio venire associata perché sento di non appartenerci. 

lunedì 7 dicembre 2015

Sexy mall e medicina cinese

Ho di recente visitato uno dei tanti mercati di Shanghai: dal mercato del falso a quello dell’elettronica, da quello dei tessuti a quello di piante e animali, a Shanghai ce n’è per tutti i gusti. In un bel giorno di autunno durante una grigliata in compagnia, un amico cita un mercato a me sconosciuto chiamato in cinese “bǎojiànpin shícháng”, dove “shícháng” sta per mercato, mentre “bǎojiànpin” letteralmente significa “prodotti per il mantenimento della salute”.

Si trattava sostanzialmente di un grande sexy shop: un intero piano all’interno di un centro commerciale era stato dedicato a oggetti vari ed eventuali collegati al sesso, con tutta una serie di mini stand/negozietti con commesso/a dedicato. Vibratori, falli di tutte le dimensioni e materiali, preservativi, vestiti hot per lui e per lei, bambole e bamboli gonfiabili, vagine finte, spray per favorire o prolungare l’erezione, spray al feromone per lei. Insomma, molti attrezzi del mestiere, devo dire anche con molto poco sessismo, dato che si dava ampio spazio sia alla lei che al lui.

I motivi essenziali per cui mi sono recata a questo centro commerciale erano curiosità e un recente articolo che avevo letto. Secondo i dati di una ricerca condotta dalla Società di Andrologia e dall’Associazione di Sessuologia della Cina pubblicata da China Daily sull’attività sessuale dei cinesi, oltre il 70% dei cinesi (hanno intervistato il 60% di uomini e il 40% di donne) si dichiara insoddisfatto della sua vita sessuale e oltre il 70% ritiene che le cause siano principalmente lo stress e la depressione dovute ad una vita lavorativa molto intensa. In poche parole, si parla di mancanza di stimolo sessuale per entrambi, impotenza per lui e incapacità di raggiungere il piacere per lei.
Ma il dato veramente interessante è che per cercare di sistemare il problema, il 90% dei cinesi si rivolge principalmente alla medicina cinese: quindi no al Viagra, ma sì al rimedio della nonna. Incuriosita da questo articolo, mi sono dunque recata in questo centro convinta di trovare chissà quali magiche pozioni afrodisiache e invece sono stata amaramente delusa. Niente di tutto ciò: solo qualche pilloletta per riequilibrare la pressione sanguigna e olio di fegato di merluzzo. La delusione mi ha quindi portata a fare delle ricerche su questi rimedi naturali per vedere cosa la Medicina Tradizionale Cinese prevede in caso di mancanza di libido.

La medicina tradizionale cinese (d’ora in avanti: MTC) è un sistema medico non-convenzionale che ha radici antichissime, risalenti a ben oltre il 2000 a.c. dove si racconta che l’imperatore Shen Nong (letteralmente: contadino divino), imperatore esperto di agricoltura, abbia assaggiato e catalogato tutte le erbe in un libro chiamato Classico sulle Radici di Erbe del Contadino Divino  (Shénnóng běncǎo jīng), il quale è stato in realtà compilato nei primi secoli d.c. Il libro elenca le varie erbe medicinali con associato un voto di efficacia e rarità.
La MTC è molto diversa da quella occidentale proprio perché si basa su dei concetti e su una lingua molto correlati alla cultura cinese stessa. Per semplificare le cose e fornire piccole nozioni di base, si può dire che essa si basa sui concetti di Yin e Yang, cioè due entità immateriali che rappresentano uno l'aspetto femminile (Yin), tradizionalmente percepito come negativo, ricettivo, interno, freddo, l’aspetto oscuro di ogni fenomeno, e l’aspetto maschile (Yang), opposto e complementare, positivo, creativo, esterno, caldo e luminoso. Le due entità non esistono singolarmente e si completano vicendevolmente. Ogni essere umano, per i cinesi, può star bene solamente quando l’equilibrio tra questi due enti è bilanciato. Il secondo concetto è il Qi, il cosiddetto soffio vitale. Sempre per semplificare, il qi è il modo in cui si svolge l'esistenza degli esseri nella sua composizione yin/yang. In particolare, è ciò che assicura i movimenti dell'animazione fisica e psichica. Il Qi si origina nella Milza e nei Polmoni, e attraverso il Fegato è utilizzato dall'organismo per le varie funzioni.
Riassumendo, per la medicina cinese si è malati quando non vi è equilibrio di queste due forze: bisogna quindi intervenire in modo tale che il Qi operi a ristabilirlo.
Quindi, anche nel caso di carenza di libido, si tratta per i cinesi di equilibrio scorretto che può essere ristabilito attraverso l’assunzione di medicine, fatte di minerali, erbe e di animali, sotto forma di pillole, liquori, unguenti, polveri, decotti, frizioni.

Iniziamo coi maschietti: la disfunzione erettile, secondo i cinesi, è dovuta a una mancanza di Yang nei reni oppure a un ristagno di sangue nella parte più bassa dell’addome. Nel primo caso, si possono notare un’urina troppo pallida, arti freddi, fatica e dolore alla parte bassa della schiena. Nel secondo caso, invece, l’addome risulta molto duro alla palpazione (i cinesi dicono che sia perché il sangue non fa scorrere il Qi che porta l’energia per mantenere l’erezione). Quindi i cinesi si sono inventati:

-           una pozione di erbe chiamata Zuo Gui Wan (Return Left Pill) che riscalda l’energia dei reni e tonifica lo Yang. Contiene: Napello, corteccia di Cassia, colla di corna di cervo, patata dolce, bacche di Goji, Sanguinella (dogwood, delle bacche viola che sembrano uva da vino), cappello del vescovo (horny goat weed), Corteccia di Eucommia, radice di Angelica, semi di cuscuta, radice di Rhemannia.  

-           Questa pozione viene spesso modificata per aumentarne l’efficacia tramite l’aggiunta di parti di animali o erbe, tra cui: il Gecko, il cavalluccio marino, la cannella, il cappello del vescovo (horny Goatweed).

-           Alcuni rimedi più popolari, includono anche svariati liquori, con una base quindi di baijiu: dal più semplice con corna di cervo, al liquore di pene di cervo (un pene di cervo viene immerso nel baijiu insieme a tanti piccoli peni di serpente e bacche di goji) per finire col il liquore di bile di serpente.

Voi potrete anche pensare si tratti di barzellette, ma non è così: è pura vita! Infatti, se aprite il link, vi uscirà l’indirizzo del posto dove trovare e bere queste buonissime e succosissime bevande!

Passiamo ora alle femminucce: curiosamente, si parla molto poco di come rinvigorire la libido delle donne nei libri classici della medicina cinese (sarà forse che la società cinese è abbastanza patriarcale??). Tuttavia, secondo studi più recenti, anche nel caso delle donne, quindi, carenza di libido e di eccitazione sono dovuti, secondo i cinesi, da problemi ai reni (i cinesi ritengono che i reni siano l’origine dell’energia utilizzata durante la riproduzione e quindi anche durante l’atto sessuale). Nel primo caso, si tratta del Qi che non passa bene nei reni e di un’insufficienza di sangue al cuore. Nel secondo caso, di mancanza di yin nei reni. L’incapacità di raggiungere il piacere, invece, è causata secondo i cinesi da stagnazione del Qi nel fegato. Infine, il dolore durante il rapporto è dovuto secondo i cinesi da stagnazione di sangue nell’utero.
Pur non offrendo quindi delle vere e proprie pozioni magiche, la MTC offre un’ampia scelta di erbe grazie alle quali anche le donne beneficiano in termini sessuali. Si trova, anche in questo caso, il cappello del vescovo (horny goat weed) ma anche la schisandra, delle bacche rosse che sembrano ribes. In entrambi i casi, le erbe vengono assunte attraverso infusi. Inoltre, si elencano ingredienti che, se aggiunti alla dieta giornaliera, dovrebbero portare ottimi frutti. Tra questi si ricordano: chiodi di garofano, semi di finocchio e di anice, pepe nero in grani, zenzero, cannella, noci e fagioli neri.

Il testo di questo post è stato utilizzato per la registrazione della puntata di “Cineserie” su Radio Meyooo, disponibile al link https://www.spreaker.com:443/episode/7094581 in streaming o per il download. Disponibile ora anche su Ipodcast, cercando “Radio Meyooo”. 

domenica 6 dicembre 2015

Figlio sì, figlio no

Mi sono di recente imbattuta in questo articolo nella sessione blog del Wall Street Journal, in cui una ragazza americana, sposata con un ragazzo cinese di Hangzhou (Zhejiang), descrive e spiega la pressione sociale a cui è sottoposta dal parentado del marito in merito alla questione “figli”.
Racconta di come la suocera continua a dirle che sta diventando troppo vecchia per avere figli, di come il padrino di suo marito continui a parlare del fatto che sta diventando vecchio e tra poco morirà (ovvero un messaggio subliminale cinese per dire: devi fare un bambino prima che muoio), di come allo scorso capodanno cinese durante il brindisi uno dei fratelli maggiori di suo marito abbia brindato (guardandola) alla speranza di vedere presto una persona in più al tavolo famigliare e di come, infine, una delle zie di suo marito le abbia detto, senza mezze misure: “Devi fare presto un bambino! I tuoi suoceri stanno diventando vecchi e vogliono vedere un nipote”.
Questo articolo mi ha ricordato un’assurda conversazione avvenuta nel mio ufficio qualche tempo fa. Un collega arriva distrutto dicendo che la sua ragazza lo ha lasciato. Stavano assieme da 9 anni e lei di punto in bianco se n’è andata dicendo che non lo ama più. Giubilo nel mio ufficio: finalmente un po’ di gossip che non riguardi le star! Dopo le frasi e domande di rito tipo “Mi dispiace”, “Ma cosa dici?”, “Non é possibile!”, “Ma tu come ti senti, come l’hai presa?”, il collega esce dall’ufficio e restiamo sconvolti. A rompere il ghiaccio una mia collega la quale, con una semplicità estrema spiega a noi poveri ignoranti il motivo di tale rottura. Ovviamente si sono lasciati: sono insieme da 9 anni, non si sono mai sposati, non hanno figli, perché mai dovrebbero stare insieme? Se si ha un figlio, allora la coppia ha senso e deve andare avanti, altrimenti cosa vuoi che facciano due adulti in una relazione senza figli? “Ovviamente”, aggiungo io, ma non credo lei abbia colto il tono ironico della mia affermazione. Comunque, l’articolo e questo avvenimento mi hanno molto colpita e ho deciso di pensare più a lungo sui temi “famiglia” e “figli”, perché ritengo aprano una porta importantissima sulla cultura cinese e offrano molti spunti di riflessione.
In Cina sposarsi e avere figli é un dovere dal punto di vista sociale. L’intera famiglia (allargata s’intende, a comprendere zii di varia provenienza, cugini, mariti e mogli dei suddetti cugini, e via discorrendo), fa pressione sui giovani della famiglia affinché trovino presto un partner con cui sposarsi e avere un figlio (o più, ora che è possibile).  L’esigenza di avere figli è dettata principalmente dagli aspetti economici (i figli hanno rappresentato per millenni l’unico sostegno dei vecchi nelle società asiatiche) ma anche socio-culturali: tutti fanno figli, quindi anche tu devi fare figli perché altrimenti sei un’ANOMALIA.  
Qui entrano in gioco due concetti importanti per la società cinese: ren e mianzi (o lian).
Ren, che in cinese significa uomo, individuo, è un concetto confuciano molto importante. L’individuo in quanto tale non esiste: esiste solo in relazione con gli altri. Da esso dipendono tutti i ruoli sociali: ovvero, in base alla persona con cui ti stai relazionando, si determinano i tuoi diritti e doveri, le cose che puoi dire e non puoi dire, le cose che puoi o non puoi fare. Quindi, una persona “da sola” non ha senso di esistere in Cina, viene vista e trattata come un’anomalia: non capiscono dove ti collochi, come ci si deve interagire. E qui si spiega l’esigenza e la pressione verso il matrimonio.
Il secondo concetto, invece, è mianzi, la “faccia”. Il concetto di faccia per i cinesi si divide in due sottocategorie: mianzi è lo status sociale, è la percezione che la società ha di una persona, lian invece si riferisce ai comportamenti che una persona, in un determinato contesto sociale, deve tenere.  
Non essere sposati o non avere figli, per i cinesi, rappresentano due casi inspiegabili di trasgressione alle norme sociali: non sanno dove collocare queste persone nella società, che tipo di comportamenti ne derivano e quali atteggiamenti assumere durante l’interazione. La ragazza americana dell’articolo dice che lei e suo marito hanno consapevolmente deciso di non avere figli, per ragioni personali che non spiega direttamente sul blog e che lei stessa dice di spiegare solo ad amici intimi. Tuttavia, non avere figli in Cina equivale ad essere diversi dal resto della società e quindi non va bene: a nulla serve spiegare che lei è soddisfatta di stare con lui solamente per il fatto che la ama, la capisce, la fa sorridere del fatto che i parenti di lui le dicono “Quando fate un bambino?? Sei vecchia!” e le porta grande felicità anche nei momenti più banali dell’esistenza. Stanno insieme perché si trovano bene, perché è bello, più o meno ciò che pensiamo anche noi “occidentali”.
Sposarsi o stare insieme rappresenta il coronamento “ufficiale” di una relazione con una persona a cui si tiene, con cui si sta bene, che si ama (in teoria, almeno!). Avere un figlio è il passo ancora successivo, anche se non sempre l’ordine è rispettato: due persone stanno bene insieme, si amano, quindi decidono di creare (suona un po’ male, lo so, ma rende il concetto) qualcosa insieme. Tutto ciò è assolutamente estraneo alla cultura cinese: ci si sposa e si fa un figlio perché si deve, non perché si vuole. La società ritiene che sia giusto così, quindi l’individuo deve seguire le sue regole. La frase della mia collega racchiude dunque, in maniera forse un po’ semplicistica, tutta la società cinese, dove l’individuo in quanto tale non ha alcun valore, ma questo valore lo assume soltanto nel confronto con gli altri individui, la società appunto.
Il testo di questo post è stato utilizzato per la registrazione della puntata di “Cineserie” su Radio Meyooo, disponibile al link https://www.spreaker.com:443/episode/7007143 in streaming o per il download. Disponibile ora anche su Ipodcast, cercando “Radio Meyooo”.