domenica 10 luglio 2016

Mai dire calcio

Dopo la clamorosa sconfitta di sabato scorso, non si poteva non dedicare una puntata al calcio in Cina: cosa pensano i cinesi del calcio, perché sono appassionati e per quale motivo sta suscitando così grande interesse da arrivare in Europa e comprare le società sportive.

Il mitico Zhang Jindong che prova a dire "Forza Inter"
Si ritiene che l’ossessione cinese per il calcio comincia il 15 giugno 2013, quando la nazionale cinese perde 5-1 con quella thailandese, peraltro nello stesso giorno in cui il presidente Xi Jinping, grande amante del calcio, festeggia il suo 60° compleanno. Sui social network appare un contributo molto apprezzato che dice: “Noi, 1.3 miliardi di cinesi, abbiamo perso con la Tailandia, 65 milioni di abitanti, un quarto militari, un quarto monaci, un quarto trans e solo il resto utile per il vivaio calcistico”. Nella stessa occasione, anche la stampa nazionale parla di vergogna e imbarazzo per una nazionale che nella classifica Fifa si trova all’81° posto.

Cosa stava succedendo? La debolezza calcistica stava amplificando sentimenti d’insicurezza e frustrazione del popolo cinese, conseguenze che il partito non si può assolutamente permettere ai fini dello sviluppo economico armonioso e soprattutto pacifico, senza contestazioni. Xi Jinping si trova quindi costretto a correre ai ripari, mettendo tra i punti cardine delle sue riforme “lo sviluppo del gioco del calcio”, allo scopo di trasformare la Cina in una potenza calcistica. Xi Jinping dichiara infatti di avere tre sogni: che la Cina si qualifichi per la Coppa del Mondo, che la possa ospitare e che un giorno la possa vincere.

Sogni particolarmente ambiziosi, dato che la Cina si è qualificata ai Mondiali solo una volta nel 2002 e in quell’occasione ha perso tre partite su tre senza riuscire a mettere in porta nemmeno un pallone. Vediamo le tappe con cui il sogno dovrebbe avverarsi.

La prima tappa è stata l’avvallamento dal punto di vista politico. Il 27 novembre 2014 vengono rese note politiche centrali che prevedono di rendere il football materia obbligatoria d’insegnamento nelle scuole nonché fonte di crediti formativi. Entro il 2017 almeno 20,000 scuole elementari e medie dovranno essere dotate d’impianti sportivi per formare 100,000 calciatori di livello. Nel marzo 2016, il Consiglio di Stato ha reso noto un piano per cui, nei prossimi cinque anni, si prevedono di aumentare le scuole calcio da 5,000 a 50,000.

La seconda tappa è stato creare attrattiva per gli investimenti e in questo, il Guangzhou Evergrande, squadra di calcio dell’omonima città, fa da apripista. Nel 2007, la squadra di Guangzhou viene acquistata dall’Evergrande Group, una delle più importanti compagnie immobiliari della Cina, che inizia ad investire nella società. Il Guangzhou è la prima squadra cinese ad acquistare non giocatori a fine carriera, come facevano tutte le altre, ma a comprare ottimi giocatori poco conosciuti al pubblico cinese ma funzionali al gioco della squadra. Nel 2011 arriva quindi Dario Conca, centrocampista brasiliano e miglior giocatore del campionato brasiliano; nel 2012 ingaggiano invece Marcello Lippi come allenatore, ma anche l’attaccante paraguaiano Lucas Barrios e l’attaccante brasiliano Elkeson. Nel 2014 arrivano Alessandro Diamanti e Alberto Gilardino. Dal 2011 al 2015, il Guangzhou vince sempre il campionato cinese (Chinese Super League) e, nel 2013 e nel 2015 vince anche l’AFC (Asian Football Confederation) Champions League. La strategia, insomma, sembra pagare.

Dalla vittoria del Guangzhou nella Champions League asiatica, investire nel calcio diventa il trend del momento. Con un investimento pari a 850 miliardi di euro per i prossimi 10 anni, il governo si è assicurato l’interesse delle più grandi aziende del paese, creando una solida organizzazione e accordi di sponsorizzazione redditizi. Secondo un articolo a mio avviso molto interessante, sempre grazie alla vittoria del Guangzhou alla Champions asiatica, il campionato cinese ha incassato circa 50 milioni di euro grazie a nuovi accordi di sponsorizzazione, mentre negli anni precedenti gli incassi dagli sponsor non avevano mai superato i 5 milioni di euro. I profitti, poi ridistribuiti tra le squadre delle varie serie (in Cina il campionato di “serie A” si chiama Chinese Super League, quello di “serie B” China League One), sono triplicati a partire dal 2014. Lo stesso articolo parla anche dell’aumento dell’interesse dei cinesi per il calcio nazionale: spettatori aumentati del 16% con Guangzhou Evergrande che ha registrato più di 45,000 spettatori a partita.

Al Guangzhou seguono quindi tutti gli altri investimenti. Nel gennaio 2015, Dalian Wanda, un gruppo immobiliare dai vari interessi (lo stesso che ha appena inaugurato un parco divertimenti in stile Disneyland a Nanchang e il cui capo, Wang Jianlin, è forse meno famoso del figlio, Wang Sicong, il “tuhao” che in una notte al KTV ha speso 2.5 milioni di rmb, pari a circa 330,000 euro), ha rilevato il 20% dell’Atletico Madrid. Lo scorso dicembre, invece, una cordata d’imprenditori cinesi tra cui figurano banche, società d’investimento e la China Media Capital (CMC) acquista il 13% delle quote del City Football Group, il gruppo che controlla la squadra del Manchester City e altre squadre minori. A febbraio 2016 sempre Wanda Group acquista Infront, ovvero la società che detiene i diritti TV di calcio e altri eventi sportivi in Italia. A maggio 2016, Tony Xia, magnate del gruppo cinese Recon il cui business spazia dall’energia pulita all’architettura, ha invece acquistato per intero l’Aston Villa, squadra di Birmingham. Finiamo col citare l’acquisto più famoso, almeno in Italia, dei cinesi, ovvero quello dell’Inter, avvenuto il mese scorso, da parte del gruppo Suning, già detentore della squadra cinese del Jiangsu Suning.

Secondo un recente articolo redatto da China Files per il Fatto Quotidiano, il calcio è sostanzialmente un altro mezzo per raggiungere quello che viene chiamato in cinese “Zhongguo meng”, letteralmente “il sogno cinese”. Il concetto è che, dopo più di un secolo di umiliazioni perpetrate dall’Occidente nei confronti della terra di mezzo (iniziate con le guerre dell’oppio e continuate con la rivolta dei Boxer, la perdita di alcune città cinesi come Hong Kong e l’invasione del paese da parte dei giapponesi), la Cina sta ora risorgendo a grande potenza nell’arena internazionale. Ovviamente, per gli imprenditori le ragioni degli investimenti sono ben altre, tuttavia l’approvazione “dall’alto”, l’idea che investire nello sport e nel calcio sia “glorioso” secondo i dettami del partito, sono tutti incentivi benauguranti.

Cosa ci guadagnano gli imprenditori multimiliardari cinesi? Sempre secondo lo stesso articolo di China Files, ci sono cinque fattori di guadagno. Innanzitutto, la benevolenza del partito per la loro volontà di contribuire a “elevare lo status internazionale del Paese”, sempre come cita lo stesso articolo di China Files. Poi, investire all’estero garantisce visibilità del proprio brand anche all’estero. Terzo fattore è la capacità degli imprenditori cinesi di “creare sistema” (lo dico per gli amici italiani delle istituzioni di Shanghai che tanto si divertono a usare questo termine: il sistema che creano i cinesi si basa sull’investimento, potreste prendere spunto…!) e assicurarsi, attraverso l’acquisizione delle squadre, una posizione privilegiata negli spazi pubblicitari su televisioni e media in generale. Il quarto fattore è che l’investimento è un modo legittimo di esportare capitali all'estero, in particolare in paesi in cui vige la certezza del diritto. Infine, l’acquisizione di competenze e know-how: esattamente come per i settori industriali, anche nel calcio i cinesi acquistano, osservano, imparano dai grandi per poi fare proprie le capacità e sfruttarle a loro vantaggio.

Per tutti coloro che vedono di buon occhio gli investimenti cinesi, è bene quindi “internazionalizzarsi” e cominciare a seguire anche il calcio cinese. Sappiate dunque che l’organo che gestisce il gioco del calcio in Cina si chiama Federazione calcistica della Repubblica Popolare Cinese. Il campionato si divide in tre livelli: il primo, chiamato “Chinese Super League” con 16 squadre tra cui figurano appunto il Guangzhou Evergrande, il Beijing Guoan (quest’anno allenato da Zaccheroni), l’Hangzhou Greentwon e il Jiangsu Suning; il secondo livello chiamato China League One e il terzo livello chiamato China League Two. Il campionato inizia tra febbraio e marzo di ogni anno e finisce tra novembre e dicembre. Le ultime due squadre della serie A vengono retrocesse e le prime due della serie B vengono promosse e lo stesso avviene tra serie B e serie C.

Quasi tutte le società professionistiche hanno il settore giovanile che parte dall’età dei 14 anni e alcune di queste hanno anche la scuola calcio, che parte invece fin dagli 8 anni di età. Ora, con i nuovi investimenti, stanno aumentando le scuole così come i campionati giovanili da cui attingere alle nuove stelle calcistiche.
A Pechino dal 2007 lavora un italiano di nome Francesco Abbonizio, allenatore prima in una scuola privata di calcio cinese e, successivamente, fondatore e allenatore della sua scuola calcio chiamata Beijing Kickers. Secondo un articolo sulla Stampa ad opera di Cecilia Attanasio Ghezzi, quando Abbonizio è arrivato a Pechino le scuole erano solamente tre o quattro, a fronte delle circa duecento del marzo 2016 in cui il 30% degli iscritti sono cinesi.

Ma il primato per la migliore scuola calcio al mondo è detenuto dalla  Evergrande Football School, la scuola calcio del Guangzhou situata a Qingyuan, a pochi chilometri da Guangzhou stessa. La scuola ospita 2.600 ragazzi dai 10 ai 17 anni, è dotata di 50 campi da calcio, una piscina olimpionica, campi da basket e da tennis, palestre, laboratori, dormitori e mense.
Interessante il commento di uno dei 24 mister stranieri ingaggiati per formare i ragazzi e i CT cinesi. Sembrerebbe che i ragazzi sono bravi, ascoltano e lavorano sodo ma mancano d’iniziativa, d’interesse al gioco di squadra, di pensiero alla tattica. Sarà un caso che il campioncino della scuola non sia un cinese han, ma un uiguro?


Il testo di questo post è stato utilizzato per realizzare la puntata “Mai dire calcio” per Radio Meyooo, disponibile all’ascolto direttamente sul sito o su Ipodcast cercando “Radio Meyooo”. 

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