domenica 6 dicembre 2015

Figlio sì, figlio no

Mi sono di recente imbattuta in questo articolo nella sessione blog del Wall Street Journal, in cui una ragazza americana, sposata con un ragazzo cinese di Hangzhou (Zhejiang), descrive e spiega la pressione sociale a cui è sottoposta dal parentado del marito in merito alla questione “figli”.
Racconta di come la suocera continua a dirle che sta diventando troppo vecchia per avere figli, di come il padrino di suo marito continui a parlare del fatto che sta diventando vecchio e tra poco morirà (ovvero un messaggio subliminale cinese per dire: devi fare un bambino prima che muoio), di come allo scorso capodanno cinese durante il brindisi uno dei fratelli maggiori di suo marito abbia brindato (guardandola) alla speranza di vedere presto una persona in più al tavolo famigliare e di come, infine, una delle zie di suo marito le abbia detto, senza mezze misure: “Devi fare presto un bambino! I tuoi suoceri stanno diventando vecchi e vogliono vedere un nipote”.
Questo articolo mi ha ricordato un’assurda conversazione avvenuta nel mio ufficio qualche tempo fa. Un collega arriva distrutto dicendo che la sua ragazza lo ha lasciato. Stavano assieme da 9 anni e lei di punto in bianco se n’è andata dicendo che non lo ama più. Giubilo nel mio ufficio: finalmente un po’ di gossip che non riguardi le star! Dopo le frasi e domande di rito tipo “Mi dispiace”, “Ma cosa dici?”, “Non é possibile!”, “Ma tu come ti senti, come l’hai presa?”, il collega esce dall’ufficio e restiamo sconvolti. A rompere il ghiaccio una mia collega la quale, con una semplicità estrema spiega a noi poveri ignoranti il motivo di tale rottura. Ovviamente si sono lasciati: sono insieme da 9 anni, non si sono mai sposati, non hanno figli, perché mai dovrebbero stare insieme? Se si ha un figlio, allora la coppia ha senso e deve andare avanti, altrimenti cosa vuoi che facciano due adulti in una relazione senza figli? “Ovviamente”, aggiungo io, ma non credo lei abbia colto il tono ironico della mia affermazione. Comunque, l’articolo e questo avvenimento mi hanno molto colpita e ho deciso di pensare più a lungo sui temi “famiglia” e “figli”, perché ritengo aprano una porta importantissima sulla cultura cinese e offrano molti spunti di riflessione.
In Cina sposarsi e avere figli é un dovere dal punto di vista sociale. L’intera famiglia (allargata s’intende, a comprendere zii di varia provenienza, cugini, mariti e mogli dei suddetti cugini, e via discorrendo), fa pressione sui giovani della famiglia affinché trovino presto un partner con cui sposarsi e avere un figlio (o più, ora che è possibile).  L’esigenza di avere figli è dettata principalmente dagli aspetti economici (i figli hanno rappresentato per millenni l’unico sostegno dei vecchi nelle società asiatiche) ma anche socio-culturali: tutti fanno figli, quindi anche tu devi fare figli perché altrimenti sei un’ANOMALIA.  
Qui entrano in gioco due concetti importanti per la società cinese: ren e mianzi (o lian).
Ren, che in cinese significa uomo, individuo, è un concetto confuciano molto importante. L’individuo in quanto tale non esiste: esiste solo in relazione con gli altri. Da esso dipendono tutti i ruoli sociali: ovvero, in base alla persona con cui ti stai relazionando, si determinano i tuoi diritti e doveri, le cose che puoi dire e non puoi dire, le cose che puoi o non puoi fare. Quindi, una persona “da sola” non ha senso di esistere in Cina, viene vista e trattata come un’anomalia: non capiscono dove ti collochi, come ci si deve interagire. E qui si spiega l’esigenza e la pressione verso il matrimonio.
Il secondo concetto, invece, è mianzi, la “faccia”. Il concetto di faccia per i cinesi si divide in due sottocategorie: mianzi è lo status sociale, è la percezione che la società ha di una persona, lian invece si riferisce ai comportamenti che una persona, in un determinato contesto sociale, deve tenere.  
Non essere sposati o non avere figli, per i cinesi, rappresentano due casi inspiegabili di trasgressione alle norme sociali: non sanno dove collocare queste persone nella società, che tipo di comportamenti ne derivano e quali atteggiamenti assumere durante l’interazione. La ragazza americana dell’articolo dice che lei e suo marito hanno consapevolmente deciso di non avere figli, per ragioni personali che non spiega direttamente sul blog e che lei stessa dice di spiegare solo ad amici intimi. Tuttavia, non avere figli in Cina equivale ad essere diversi dal resto della società e quindi non va bene: a nulla serve spiegare che lei è soddisfatta di stare con lui solamente per il fatto che la ama, la capisce, la fa sorridere del fatto che i parenti di lui le dicono “Quando fate un bambino?? Sei vecchia!” e le porta grande felicità anche nei momenti più banali dell’esistenza. Stanno insieme perché si trovano bene, perché è bello, più o meno ciò che pensiamo anche noi “occidentali”.
Sposarsi o stare insieme rappresenta il coronamento “ufficiale” di una relazione con una persona a cui si tiene, con cui si sta bene, che si ama (in teoria, almeno!). Avere un figlio è il passo ancora successivo, anche se non sempre l’ordine è rispettato: due persone stanno bene insieme, si amano, quindi decidono di creare (suona un po’ male, lo so, ma rende il concetto) qualcosa insieme. Tutto ciò è assolutamente estraneo alla cultura cinese: ci si sposa e si fa un figlio perché si deve, non perché si vuole. La società ritiene che sia giusto così, quindi l’individuo deve seguire le sue regole. La frase della mia collega racchiude dunque, in maniera forse un po’ semplicistica, tutta la società cinese, dove l’individuo in quanto tale non ha alcun valore, ma questo valore lo assume soltanto nel confronto con gli altri individui, la società appunto.
Il testo di questo post è stato utilizzato per la registrazione della puntata di “Cineserie” su Radio Meyooo, disponibile al link https://www.spreaker.com:443/episode/7007143 in streaming o per il download. Disponibile ora anche su Ipodcast, cercando “Radio Meyooo”. 

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