Lo scorso 25 ottobre 2015 Report ha
pubblicato un video
che ha avuto molto successo, almeno tra gli italiani residenti in Cina. Il
video s’intitola “OccasionCina” (nome che, tra l’altro, trovo magnifico!)
e il tema principale è intervistare diversi imprenditori italiani in Cina per
fare chiarezza su vantaggi/svantaggi dell’operare in Cina, sui cambiamenti
avvenuti in questo paese negli ultimi dieci anni, sulle loro strategie di
successo e sulle loro impressioni.
Intervistano un amico, Giacomo, il quale fa
il paragone tra le aziende italiane e quelle francesi: le aziende italiane sono
piccole e medie, non hanno il capitale e il tessuto imprenditoriale adatto a fare business in Cina, che è
invece un paese grande e complesso dove bisogna arrivare con una strategia
forte e lungimirante. Le aziende francesi, dice, sono uguali ma si uniscono e
creano sinergie per presentarsi come grossi colossi vincenti. Vi è anche chi fa
il giro dei supermercati, facendo notare come vi siano pochi vini italiani,
mentre quelli francesi, cileni, americani e australiani sono molti di più.
Intervistano addirittura dei cinesi ai quali non risulta venga prodotto
dell’ottimo vino in Italia! Ovviamente per arrivare ad affermare che le aziende
italiane, a differenza di quelle dei francesi, non sono in grado di sviluppare
strategie vincenti per ottenere successo sul mercato cinese. Questi discorsi, a
mio parere, sono un po’ scontati e vecchi: sono tutte cose vere, naturalmente,
non lo nego assolutamente. Tuttavia, sono frasi che si sentono dire in giro da
parecchio tempo e che si ripresentano, con la stessa formula e le stesse
parole, ogni volta che si tocca l’argomento.
Ma il vero tocco di genio del video è l’intervista
a un orfano neuronale,
come lo definirebbe Crozza De Luca, di nome Marco, che di professione, secondo
quanto indicato nella didascalia del video, fa il creativo. Sì, avete letto
bene, il creativo. Marco il Creativo svela al malcapitato di Report qual è,
secondo lui naturalmente, la strategia per fare successo in Cina: non è
l’expertise, la strategia di business e nemmeno il fascino del tanto decantato
Made in Italy; secondo lui, siccome i cinesi sono un po’ sempliciotti e non
hanno i mezzi per capire se un prodotto ha un valore effettivo, la strategia è
sapersi vendere. In poche parole, la strategia che gli imprenditori dovrebbero
tenere, secondo Marco il Creativo, è trovare il cinese col grano, sapersi
vendere, propinargli merce di scarso valore e guadagnarci sopra. Marco il Creativo infatti è campato in questi anni
facendo il pittore pur non essendo capace di dipingere, il musicista pur non
essendo un musicista di professione e il designer pur non avendo studiato
design. Ci tengo a precisare che queste cose non me le sto inventando, le dice
lui stesso nel video, guardare per credere. Sebbene da un punto di vista
strettamente imprenditoriale si tratti di una strategia vincente, la sottoscritta
si pone invece un’altra domanda: ma che figura ci fa l’Italia e tutto il suo
talento multidimensionale, da musica ad architettura, artigianato e design?
Vogliamo veramente cestinare tutto ciò che ci portiamo dietro da millenni e di
cui possiamo oggettivamente fare vanto per fare spazio a gente ignobile come
Marco il Creativo? Non si tratta di un discorso etico, ma di rispetto nei
confronti di chi qualcosa lo sa fare e lotta tutti i giorni della sua vita per
difendere questo suo talento e cercare di esportarlo facendone capire il valore
al cinese medio, che per sua sfortuna, non ha la capacità di discernere ciò che
ha valore da ciò che non lo ha.
Ora, io so benissimo che Report, in quanto rappresentante
di un bellissimo giornalismo investigativo, voglia dare un’immagine dell’Italia
in declino, problematica e le cui istituzioni sono inefficienti, per soddisfare
le richieste del suo pubblico. Tuttavia, ricollegandomi al secondo paragrafo, io
mi faccio altre domande, perché fortunatamente non devo gestire dal punto di
vista amministrativo-finanziario le sorti del programma della Gabanelli. Le
istituzioni, e noi tutti, vogliono davvero che l’Italia abbia questo tipo di
rappresentazione in Cina? Perché solamente personaggi come Marco il Creativo
trovano spazio nei media e non invece le persone realmente competenti e capaci
che operano nel mercato imprenditoriale cinese? Se i francesi, che hanno il nostro
stesso tessuto imprenditoriale, riescono e hanno successo perché noi no? Ma
soprattutto, visto che lo diciamo tutti, qualcuno si è mai posto il problema di
cosa facciano questi tanto decantati francesi da anni per essere così bravi e
lungimiranti? Non possiamo prendere spunto (per non dire copiarli)?
Ho deciso perciò, nel mio piccolo, di
intraprendere una campagna d’informazione che possiamo chiamare “Cosa fanno i
francesi”, indagando appunto su che tipo di strategie adottano le istituzioni
francesi per aiutare le loro piccole imprese. Chissà mai che qualcuno delle
nostre istituzioni possa prendere spunto dal mio modesto (e gratuito) lavoro e
concludere qualcosa.
Nel frattempo, appellandomi all’intelligenza
delle persone, spero davvero che a personaggi come Marco il Creativo non venga
dato più spazio in nessun organo di stampa o informazione, in quanto
rappresentanti di una mediocrità professionale, a cui io, da italiana, non voglio
venire associata perché sento di non appartenerci.
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