Mentre girovagavo per le vie della zona di Hongkou
qui a Shanghai, sono stata attratta dal parco dedicato a Lu Xun, dove ero già
stata qualche anno fa ma senza soffermarmi troppo. Lu Xun è uno dei più grandi
scrittori cinesi del secolo scorso e la sua storia personale è
interessantemente intracciata con gli eventi storici cinesi del ventesimo
secolo.
Lu Xun è nato nel 1881 a Shaoxing, una cittadina a
sud di Hangzhou, famosa per le sue casette bianche in architettura cinese affacciate
sui canali. Proviene da una famiglia benestante dove sia il nonno che il padre
sono funzionari dello stato: all’epoca, significava dover passare diversi gradi
di esami imperiali sullo studio dei classici cinesi e possedere una vasta
cultura. Conseguentemente, anche Lu Xun riceve questo tipo di educazione in un
periodo però di grande subbuglio. La Cina aveva appena perso le due guerre
dell’oppio contro gli stranieri, la dinastia imperiale era in declino, i
funzionari imperiali si opponevano ad ogni proposta di modernizzazione perché
troppo legati alle tradizioni millenarie, i pochi movimenti che propugnavano il
rinnovamento erano illegali e la società era completamente allo sbando a causa
di differenti fazioni politiche ed eserciti regionali in perenne lotta tra di
loro.
La giovinezza di Lu Xun viene dunque spesa tra gli
studi classici in un ambiente in declino e la volontà di esprimere
l’inadeguatezza di tutta la società cinese. Tra il 1902 al 1909 si trasferisce
in Giappone per studiare medicina con una borsa di studio statale: abbandona
tuttavia gli studi in medicina per dedicarsi, invece, alla cura delle menti,
ritenendo che i suoi connazionali necessitassero di riflettere su loro stessi e
sulla società cinese per modernizzarla e migliorarla. Incarica dunque la sua
professione di scrittore del compito sociale di risvegliare la coscienza dei
cinesi. Le sue opere, principalmente saggi, racconti e poesie, rappresentano
una critica profonda della corrotta e litigiosa società cinese dell’epoca,
staticamente legata alle tradizioni confuciane. Tra le sue opere più famose, si
ricordano “Diario
di un pazzo” del 1918 e “La
vera storia di Ah Q” del 1921, due brevi racconti che ben riescono a
rappresentare la sua figura e la portata del suo pensiero.
Lu Xun, proprio per questo suo acuto spirito
critico, diventa per decenni il simbolo del rinnovamento per diversi gruppi e
partiti politici. Nel 1919, dopo la pubblicazione di Diario di un pazzo egli diventa lo scrittore simbolo del “Movimento
per una nuova cultura”, composto da intellettuali che come lui stesso erano
stati educati sulla base dei classici ma ritenevano fosse arrivato il momento
di cambiare, di creare una nuova cultura basata sui nuovi valori e standard
occidentali, con particolare riferimento a scienza e democrazia. I principi a
cui si ispiravano comprendevano, fra gli altri, la fine della società
patriarcale cinese basata sui testi confuciani, l’introduzione della democrazia
e dell’egualitarismo, un generale approccio progressista orientato al futuro
anziché la staticità della tradizione antica. Lu Xun e gli altri intellettuali
diventano i primi a scrivere le loro opere in lingua vernacolare, in cinese
“baihua”, ovvero la lingua che veniva comunemente usata nel parlato dalle
persone, che molto si discostava invece dalla lingua scritta, ovvero il cinese
classico. Ritenevano infatti che il modo migliore per creare una nuova cultura
fosse, in primo luogo, l’utilizzo di una lingua accessibile a tutti e non solamente
ad un’élite di persone.
Lu Xun nel frattempo era ritornato a Shaoxing dal
Giappone, da cui si era successivamente trasferito a Pechino che, insieme a
Shanghai, rappresentava il fulcro di questo nuovo movimento. La data più
significativa di questo fermento sociale è il 4 maggio 1919, giorno in cui gli
studenti delle università di Pechino scendono in piazza a protestare contro il
governo. La dinastia imperiale era stata rovesciata nel 1911, sostituita da un
fittizio governo repubblicano capitanato dal partito nazionalista. Questo
giorno viene considerato dai partecipanti come l’esempio più importante del
rinascimento cinese, la presa di coscienza del popolo di essere una nazione e
di poter influenzare il governo al cambiamento. Il movimento non ha troppo
successo e gli insoddisfatti si rifugiano nel Partito Comunista Cinese, che
nascerà di lì a poco il 31 luglio 1921 a Shanghai. Anche Lu Xun si ritrova a
Shanghai nel 1927 dove rimane fino alla sua morte nel 1936 e questo è il motivo
per cui vi è un parco a lui dedicato contenente, fra le altre cose, la sua
tomba. Non si iscrive mai al partito comunista cinese ma fonda, insieme ad
altri intellettuali, la Lega degli scrittori di sinistra, di cui vi è invece un
museo. Tuttavia, per il suo spirito progressista, rivoluzionario e critico nei
confronti dell’antica società feudale, diventa uno degli autori più celebrati
dai comunisti cinesi i quali, dopo la vittoria del 1949, lo rendono uno dei
capisaldi delle letture maoiste.
Come racconta bene Yu Hua, scrittore contemporaneo
cinese di cui ho già parlato in questo
articolo, Lu Xun durante la rivoluzione culturale era l’unico autore di cui
era concessa la lettura oltre agli scritti di Mao Zedong. Frequenti erano anche
le sue citazioni, spesso scritte nei dazibao,
ovvero i poster “a grandi caratteri”, letteralmente, che venivano appesi per
promuovere le politiche di turno. Infine, Lu Xun era l’unico ad essere
appellato “Signore”, mentre tutto il resto della società si riferiva agli altri
utilizzando il termine equo “compagno/a”, avendo il comunismo abolito le
gerarchie.
Egli ha continuato ad essere portato sul palmo di
mano dai cinesi fino all’inizio del decennio quando, iniziando dal Jiangsu, sono
scomparsi i suoi scritti dai libri di testo scolastici delle scuole medie oppure
sono diventati facoltativi. A quanto pare il problema sarebbe che gli studenti,
secondo l’agenzia Nuova Cina, non devono leggere niente di profondo. Gli
scritti di Lu Xun vengono considerati troppo introspettivi e, come azzarda
qualcuno, stimolano la nascita di uno spirito critico troppo pericoloso per la
società cinese contemporanea. Altri
invece sottolineano come il suo accantonamento sia invece da interpretare come
una volontà di allargare le letture dei giovani cinesi verso testi che
celebrino invece i successi del paese per infiammare i cuori di sicurezza e
autostima.
Il parco dedicato a Lu Xun, da cui era partita la
nostra storia, colleziona una serie di monumenti a lui dedicati: la tomba con
una scritta riportante le parole di Mao in persona, il museo con alcuni degli
oggetti a lui appartenuti, ed il memoriale che consiste in una statua di Lu Xun
seduto trionfante come su un trono. Nei paraggi si dice vi sia anche la sua
vecchia casa in mattoni rossi, ma non l’ho trovata: credo sia stata atterrata
dalle ruspe che vi hanno costruito una via di centri commerciali.
Anche a Shaoxing vi sono dei luoghi turistici a
lui dedicati, tra cui le sue due case d’infanzia, la stanza dove studiava, il
museo a lui dedicato che ospita anche il centro di ricerca. Addirittura,
l’azione di recupero dei luoghi natali di Lu Xun ha portato una più generale
ondata di recupero delle tradizioni di Shaoxing, tra cui lo stinky tofu, il
Shaoxing wine (baijiu) e la calligrafia. Ma di queste cose, magari, ne parliamo
un’altra volta!
Questo testo è stato utilizzato per la puntata "Uno scrittore famoso" della rubrica Cineserie su Radio Meyooo, disponibile al link http://www.spreaker.com/user/8356020/0071-cineserie-uno-scrittore-famoso per l'ascolto in streaming o per il download, oppure su Ipodcast cercando "Radio Meyooo".
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